I grandi i vini italiani sono tutti, ormai, IGT. Le doc sono state importanti in un’altra Italia e in un altro tempo, ma col passare degli anni sono diventate sempre più delle gabbie per la fantasia. Non è esagerato definirle come delle espressioni di un gusto codificato e neoclassico che riflette un modo di fare vino per fortuna superato. E questo sia nelle menti dei produttori che nel bicchiere del consumatore.
Meno male che esistono bianchi “made in Veneto” come questo “Oltre 2020” di Canoso. Proviene dal cuore del territorio ufficiale del Soave, noto per la sua grande qualità enologica, ma che raramente riesce ad essere davvero emozionante.
Parliamo di un IGT da uve minori, di certo meno conosciute della “classica” garganega. Oltre è un 50% Manzoni bianco e 50% Trebbianella di Soave, un blend nato con il solo scopo di fare qualcosa che non c’era e di cercare emozioni territoriali fuori dai grigiori dei disciplinari.
Dall’unione promiscua di queste due uve diversamente famose, nasce un vino inaspettato ed elettrico, dalla visiva intensa (macerazione 12 ore), un olfatto esotico ma mai artificiale o stucchevole e note criptiche di zafferano e liquirizia che parlano di altrove lontani e avventurosi.
Al sorso, appaga, disseta, innamora, non necessariamente in quest’ordine. Intensità e calore sostenuti da una (vulcanica) sapidità minerale, uno dei rari casi in cui nei vini l’equilibrio non è sinonimo di noia.
Un altro IGT da scoprire, l’ennesimo del panorama italiano, appagante e spensierato come la libertà. Da bere ascoltando un pezzo di qualche anno fa in cui libertà ed energia sono evidenti e bellissime. Loro sono gli MGMT, il pezzo si chiama si chiama Kids ed è un inno alla giovinezza e all’anarchia. Un inno IGT, insomma.
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