Sette piccoli vignaioli 10 anni fa, associandosi in forma di cooperativa, hanno salvato il Torchiato dal rischio di estinzione unendo le proprie forze per presentarsi sotto un’unica etichetta: “Piera Dolza Torchiato di Fregona”. La volontà era quella di superare le criticità dell’essere troppo piccoli per affrontare le esigenze del mercato. “Piera Dolza” in dialetto veneto significa “pietra dolce”, perché facile da lavorare. Veniva estratta dalle vicine Grotte del Caglieron e impiegata nei secoli scorsi per gli stipiti delle porte di case e palazzi della vicina Vittorio Veneto e di Venezia. Con questa pietra si era anche modellato il basamento atto a sostenere lo storico torchio posizionato nella piazza del paese dove tutti potevano recarsi per la torchiatura delle uve, cerimonia che a memoria d’uomo cadeva nella settimana di Pasqua, come avviene ancora oggi.
“PIERA DOLZA 10 ANNI è un risultato importante, un piccolo miracolo reso possibile solo dall’impegno coeso dei nostri vignaioli – spiega Alessandro Salatin, presidente della piccola cooperativa –. Duemilacinquecento bottiglie da 375 ml frutto della vendemmia 2013 che non è detto riusciremo a produrre ogni anno. Ancora non abbiamo stabilito a quale prezzo verrà posta in vendita questa riserva speciale di 10 anni perché è difficile trasmettere il grande valore contenuto in ogni bottiglia”.
Il Torchiato di Fregona segue rigidissime regole di produzione. Le rese massime consentite in vigna arrivano a 100 q per ettaro ma non tutto ciò che viene vendemmiato va bene per l’appassimento. Solo le uve migliori superano la severissima selezione. Talvolta ne resta solo il 30% o addirittura il 20%. Di questo, dopo 2 o 3 cicli di torchiatura, ne rimane appena il 20% pronto per il lungo affinamento. Ed è l’unico vino il cui disciplinare impone venga realizzato con l’impiego di tre vitigni autoctoni: il principale è il Glera, lo stesso vitigno base del Prosecco, poi la Boschera e il Verdiso in percentuali ben definite.
“In aggiunta – osserva Salatin- come cooperativa ci siamo autoimposti regole ancora più stringenti relative alla sostenibilità ambientale. Questo vino quindi è veramente prezioso”. Tra i tanti addetti ai lavori e tra le diverse autorità presenti all’incontro sono intervenuti il Sindaco di Fregona, Patrizio Chies, i sindaci dei due comuni appartenenti alla Docg Torchiato di Fregona (sottozona della Docg ‘Colli di Conegliano’), l’eurodeputato Gianantonio Da Re con i suoi aneddoti sul Torchiato legati all’infanzia, e il consigliere Mauro Fael della Provincia di Treviso, ente che, insieme a Regione Veneto e Comune, ha contribuito a finanziare il Centro di Appassimento.
Nel Talk condotto da Luciano Ferraro, vicedirettore del Corriere della Sera e grande esperto di vini, coprotagonista con il presidente Salatin è stato l’Assessore ad agricoltura e turismo della Regione del Veneto, Federico Caner che ha commentato: “Oggi celebriamo un anniversario importante, che premia il lavoro di squadra, un territorio e un prodotto di eccellenza che nasce nelle colline Unesco, tra Anzano, Fregona, Osigo, Montaner, Cappella Maggiore e Sarmede. Per il Veneto, il Torchiato di Fregona, con il suo sapore ricercato e di pregio, si contraddistingue per essere, assieme al Prosecco, uno dei vini identitari che ci rappresenta anche nel mondo. Un vino che è sintesi perfetta tra la terra, la sua storia e la capacità di questi imprenditori di lavorare assieme. Un esempio di dedizione e passione che va protetto come patrimonio culturale da preservare. Come Regione continueremo a sostenere questa eccellenza veneta, custode di tradizioni e biodiversità”.
Per Ferraro, noto anche come curatore della Guida ‘I migliori 100 vini e vignaioli d’Italia’ il fatto che questa piccola realtà sia ancora sconosciuta ai più, presenta grandi potenzialità e ne ha portato alcune testimonianze: “I vini “segreti” sono i più ricercati dagli estimatori i quali sono disposti a riconoscere qualunque cifra per assicurarsene una bottiglia”.
Apprezzatissima la degustazione guidata del Piera Dolza 10 Anni condotta dall’esperta voce dell’enologo Emanuele Serafin. Il futuro che auspico al Torchiato di Fregona? “Deve diventare economicamente sostenibile -conclude Alessandro Salatin- e garantire una giusta redditività a chi lo produce, in modo da attirare nuove generazioni che noi siamo pronti ad accogliere e accompagnare trasmettendo loro i nostri saperi”.
Credits Francesco Galifi
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