Il capolavoro di Francesco Massetti: “Io, vignaiolo a Colonnella”

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Descrivere ciò che ha creato Francesco Massetti a Colonnella non è semplice. È cresciuto in Abruzzo e già a 4 anni aveva le idee chiare.  Ha dovuto aspettare una laurea in Agraria e una vigna di quasi sei ettari in un territorio tutto da scoprire in provincia di Teramo.  

La cantina, in continua evoluzione, affaccia direttamente sul mare. Una terrazza enologica che guarda un orizzonte marino. Tutto questo lo si ritrova nei suo vini anche perché nella terra, come racconta Francesco  “se si scava, si trovano resti marini come per esempio le conchiglie”. 

Questo testimonia che quasi sicuramente, lì dove ora il vignaiolo ama le sue vigne, il mare dominava.  Chiaramente per la filosofia del produttore, parliamo solo di vitigni autoctoni abruzzesi.  La volontà è quella di riscoprirli, di regalare una nuova vita a prodotti spesso maltrattati. Stiamo parlando del Montepulciano d’Abruzzo che servirà per produrre il Montepulciano e il Cerasuolo (quest’ultimo da salasso) e poi il Trebbiano d’Abruzzo. 

Il primo, che dà vita a due vini, insiste su circa 4 ettari, mentre il secondo, il bianco re della regione, si riserva circa due ettari.  Le bottiglie prodotte sono in media 12.000 anche se ogni anno la situazione varia poiché si rispetta la vigna a livello qualitativo rispetto ad un approccio quantitativo.  La parola che caratterizza questa isola felice è “naturale”. Rame limitato e spazio a molti prodotti naturali a base di aglio, latte e altri prodotti analoghi. L’allevamento è a cordone speronato, dove dal 2014, su un terreno prevalentemente argilloso, Francesco crea vino. 

L’azienda è certificata Bio, ma la differenza sono le origini agricole che fanno sì che l’attaccamento alla terra sia un valore vero e puro.  Valore trasmesso anche dalle precedenti esperienze lavorative in cantina prima che nel 2013 acquistasse il terreno dove oggi sorge la sua azienda.  Le fermentazioni sono spontanee e si utilizzano lieviti selezionati. 

Il bianco, dal fascino esorbitante, rimane a contatto con le fecce fino a 4 settimane.  Il grande lavoro che c’è dietro questo vino lo si ritrova certamente nel bicchiere e poi successivamente in degustazione.  In etichetta troviamo IGT anche se potrebbe essere una Doc.  Il titolare però confessa che lui segue le sue idee.  Se un anno lo autorizzano DOC va bene, sennò si apporrà l’indicazione geografica tipica Colli Aprutini.  Medesimo discorso sul il marchio anche per il Cerasuolo. 

Situazione diversa per il Montepulciano che invece affigge la DOC. Ma il marchio non fa il vino e questo è un ottimo esempio.  Il rosso d’Abruzzo in genere, soprattuto se in degustazione giovane e coerente, risulta spigoloso e difficile.  In questo caso il vino è sorprendentemente pronto. Questo permette di ingannare in positivo il consumatore portandolo nel mondo di un’evoluzione più importante, di un affinamento in bottiglia imponente rispetto poi alla reale tempistica del prodotto. 

Anche in chiave commerciale, tale aspetto risulta rilevante.  Ma soprattutto entusiasmante per chi ama il vino.  “Per il Cerasuolo mi criticano il colore, ma io seguo la tradizione”, dichiara Francesco Massetti. È opportuno aggiungere che il mercato vitivinicolo sempre più orientato al consumatore con “aggiustamenti” enologici, non trova spazio in questa modernissima ma allo stesso tempo calda cantina. Qui tradizione e innovazione si fondono in maniera delicata e coerente.  L’accoglienza è veramente un must e l’esperienza degustativa risulta rilevante grazie soprattutto alla presenza del vignaiolo e dei suoi prodotti unici. 

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