Il carricante non è un’uva, è un pianeta. Nel bicchiere non è giallo paglierino o giallo dorato. Il giallo del carricante è quello della luna di Leopardi, che non bussa ma guarda soltanto. Spesso frainteso, come alla bellezza vera accade quasi sempre, è un’uva criptica che ama la libertà, la solitudine, l’eremitaggio.
Da giovane non amavo i bianchi che fanno legno, ma poi gli anni passano e ti svegli boomer e inizi ad amare le note boisè, i vini più tondi, risolti, maestosi. È un po’ come l’amore il vino, che invecchiando si fa con meno enfasi e più consapevolezza, meno bacino e più cuore. Almeno in teoria.
Questo A’ Puddara del 2018 di Tenuta di Fessina è un cru anomalo. Non per l’esecuzione, ma perché siamo a Biancavilla e non a Milo e dintorni. Etna Sud Ovest, una specie di nuovo messico vulcanico tutto da inventare, scoprire e amare alla follia. Come tutti i sud di frontiera.
Un naso di petali un poco gualciti, minerali frutta bianchissima che tende all’esotismo e balsamicità in punta di piedi, della visiva lunare della quale abbiamo già parlato.
Al sorso è fulgido, a tratti maestoso. Il legno integra, prolunga e mantiene. Si sente in bocca solo per quello che fa, mai come presenza. Una persistenza che ricorda le canzoni di Battisti, che le senti una volta e ti ricordi le parole per sempre.
Un finale di mandorla amara che non dura per sempre (ma quasi) senza mai rinunciare alla freschezza. Rotondo e scattante assieme: un vino di ossimori o forse solo di profonde armonie.
Un vino che sa di classico ma che fa vibrare l’anima, senza fare cose strane, solo perché è davvero buono. Emoziona senza estremismi come il singolo di Adele ‘Easy On me’, perchè forse invecchiando l’emozione si ammorbidisce, ma resta una gran bella cosa.
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