Una nuova prospettiva di sviluppo sostenibile ed il modello Umbria

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La globalizzazione moderna del XXI secolo ha investito ed investe tuttora ogni ambito della nostra vita, partendo dal punto di vista sociale, fino ad arrivare a quello culturale; dalla politica allo sviluppo tecnologico, della produzione e diffusione dei beni di consumo alle materie prime alimentari.

Il motore propulsore rimane l’economia con le sue leggi, quindi il profitto, che porta con sé anche dei lati negativi ed oscuri, come il disequilibrio dei sistemi socio-ambientali, spostando (delocalizzando) il degrado dalle zone (Nazioni) sviluppate a quelle più sottosviluppate del globo.

Il 2020 rimarrà impresso nella memoria degli uomini e nella storia della Sanità Mondiale per un nome terribile “Pandemia”. In questo contesto emergenziale, la riflessione quotidiana dei Governi é indirizzata al contingente; una parte dell’Opinione pubblica e del mondo Socio-Culturale del paese è volta, con coscienza più netta nella riflessione, all’analisi delle fragilità di “sistema”, emerse durante questa catastrofe mondiale-sanitaria prima e mondiale-economica subito dopo; in altri termini la domanda ricorrente che tutti si pongono è: 

Esiste una visione di possibile ricostruzione del sistema-paese-Italia fondata su nuovi principi di sviluppo?

È finalmente giunta l’ora di pensare globalmente e agire localmente?

Tutti gli operatori produttivi stanno cercando le giuste soluzioni per la fuoriuscita dal tunnel; soprattutto gli operatori del turismo e della ristorazione che dallo stile di vita “made in Italy” fanno dipendere la loro sopravvivenza.

La resilienza del sistema “locale” dovrà far emergere la capacità di gestire in “modo efficace, efficiente e sostenibile” i vari sistemi produttivi, che sono entrati in crisi profonda a causa dell’inattività totale che è stata loro malgrado imposta.

Le limitazioni  hanno condizionato anche le scelte alimentari dei cittadini,  indirizzando al consumo di prodotti alimentari sempre più spesso italiani ed in particolare “locali”; molti operatori si sono trasformati in “vettori” per le consegne a domicilio di prodotti alimentari locali; raggiungendo un duplice obiettivo: da una parte di sostenere i piccoli produttori, proponendo un consumo di prodotti eco-sostenibile, dall’altro di mantenere e magari aumentare i clienti.

Di fronte alle problematiche appena descritte abbiamo pensato di chiedere ad un celebre addetto ai lavori, il segretario Generale di CITTASLOW INTERNATIONAL di Orvieto “Pier Giorgio Oliveti” la sua opinione e la sua visione sulla situazione e sulle possibili evoluzioni.

Riportiamo le risposte di  Pier Giorgio Oliveti  alle nostre questioni.


In questo periodo di crisi generalizzata, secondo lei come dovrebbe essere impostata una politica tesa allo sviluppo della sostenibilità, sia nazionale che locale? 

Nessuno allo stato  può sapere cosa succederà a medio e lungo termine in convivenza o superamento di Covid -19. Di sicuro questa sfida mai udita prima nei termini globali in cui si sta diffondendo, sta provocando diversi effetti: tra questi uno dei più eventi fino ad oggi è “il ritorno al locale”. Questo significa, certo, l’attivazione di forme spontanee di baratto tra individui e famiglie, forme comunitarie di solidarietà ma anche un poderoso ritorno all’autoproduzione, alla produzione e alla vendita di prossimità. La biodiversità che fu riscoperta per prima forse proprio dai gastronomi e da i gastrosofi, nell’era “pre-virus”  era una delle condizioni necessarie (non l’unica) per la scoperta del piacere gastronomico, proprio come ci è stato insegnato da Carlo Petrini e Slow Food. Poi però la biodiversità è diventata ben presto una bandiera dell’”ambientalismo” sul campo. Tra le innumerevoli esperienze voglio ricordare il caro amico e collega Enzo Maioli, agronomo, scienziato  e vivaista di Salvaterra (RE), che coltiva oltre 5 mila varietà di vite, 113 ciliegie, 426 varietà di mele e 228 di pere…

La biodiversità nel settore agroalimentare e nel turismo enogastronomico territoriale può essere considerata quindi, un valore aggiunto? Cosa si può fare per essere ancora più incisivi a livello locale?

Certamente sì, oggi più che mai, anche se la tendenza era già visibile e in atto prima del virus…Consumare biodiverso e locale è anche un modo concreto ed efficace per salvare il nostro pianeta e moderare fino ad annullare i dannosi cambiamenti climatici: così sono fiorite ovunque associazioni o gruppi di acquisto locale, decisamente implementati non solo nelle grandi città come Roma o Milano ma anche nei piccoli borghi, ad Orvieto, a Parrano, nelle Cittaslow dell’Umbria. 

Come essere più incisivi? L’unione fa la forza, lo sapevano bene anche i nostri avi. Come Cittaslow (270 in 30 paesi del mondo) stiamo varando una piattaforma denominata “Made in Cittaslow”, che proporrà tutti gli artigiani locali sia del food che del non food (artigiani d’arte o di funzione); questo nostro progetto si armonizza con quello già in essere in vari paesi di “CittàSlow Tourism”, dove il cosiddetto “turismo enogastronomico” è una delle chiavi di senso delle nostre proposte di visita slow ai territori. E’ chiaro che la microeconomia “local” potrà salvarsi e svilupparsi solo se saprà essere slow: le Cittaslow operano nel rispetto del senso del limite.

Nell’ambito della biodiversità alimentare, qual è lo stato dell’arte dei cuochi dell’alleanza slow food nel comprensorio Orvietano?

Davvero meritoria l’opera della Fondazione Slow food per la Biodiversità, che ha rimesso al centro dell’attenzione mondiale la necessità di difendere tutte le cultivar e le specie a disposizione… In tutta l’Umbria sono censiti salvo aggiornamenti dell’ultim’ora solo otto Ristoranti che aderiscono all’Alleanza dei Cuochi Slow Food; tra questi due sono nella vicina Cittaslow di Todi, in cui opera come cuoca e come Fiduciario della Condotta Slow Food Media Valle del Tevere, Loredana Angelantoni che con il marito Fabio Canneori è un punto di riferimento per la cultura materiale di area vasta. Nel loro locale come in altri dell’Umbria Sud-occidentale e nei confinanti territori della Tuscia viterbese e della Teverina, ci sono innumerevoli osterie o ristoranti che propongono i piatti a base di prodotti locali, alcuni di stretta osservanza tradizionale, altri con più creatività e innovazione, sempre però con i sapori del luogo. La qualità media molto elevata di aria, acqua e suoli, assieme ad una tradizione gastronomica semplice ma estremamente gustosa, rende naturale l’uso della biodiversità a disposizione: in questa parte dell’Umbria nonostante le tendenze globalizzanti, la “teoria del foraggiamento ottimale”(=ovvero la tradizione locale a tavola si basa essenzialmente sui prodotti a disposizione) è ancora rispettata, e in tempi di Covid-19 lo è ancora di più.

Sono passati 20 anni dalla nascita dell’associazione Cittaslow, anniversario festeggiato ad Orvieto nel giugno 2019, con la nuova Amministrazione, con il nuovo Sindaco, quali sinergie sono in essere o verranno attuate?

La città di Orvieto dopo essere stata una delle quattro fondatrici con Bra, Greve in Chianti e Positano, ha avuto l’onore e l’onere fin dalla nascita del movimento di ospitare la Sede internazionale  di Cittaslow. I rapporti con le amministrazioni che si sono succedute è sempre stato all’insegna della massima collaborazione, con uno scambio biunivoco tra pianificazione urbana in Orvieto ed esempi pilota per Cittaslow. Oggi con il Sindaco Roberta Tardani, con il Vice Angelo Ranchino e tutta la Giunta abbiamo avviato una serie di idee-progetto che – virus permettendo – metteremo in campo nei prossimi mesi ed anni. Anche con le altre amministrazioni delle Cittaslow dell’Umbria i rapporti sono sempre più stretti e collaborativi: abbiamo tra l’altro lanciato i pacchetti di Cittàslow Tourism con il supporto di un T.O. italo-olandese, abbiamo in atto il censimento degli artigiani per il progetto Made in Cittaslow, abbiamo progetti con le scuole di ogni ordine e grado all’interno di Cittaslow Education, in collaborazione con eTwinning di cui siamo partner. Durante queste settimane di confinamento coatto per tutti, su indicazione e promozione del nostro Presidente, Stefano Pisani, Sindaco di Pollica (SA), abbiamo lanciato una proposta generale per sostenere le piccole e medie imprese turistiche nelle Cittaslow e nei piccoli centri: “gli Holiday Bonds”. Si tratta di un sistema professionale basato su una piattaforma di vendita di pacchetti vacanza a mezzo voucher, pagati in anticipo ma scontati fino al 50%, spendibili per due anni e garantiti da istituzioni e compagnie assicurative. 

La proposto degli Holiday Bonds by Cittaslow International – aperta a tutti – ha riscosso già molto interesse e successo, e ci auguriamo sarà inclusa negli strumenti di supporto al settore turistico allo studio da parte del Governo Italiano. Non da ultimo presso la sede internazionale a Palazzo dei Sette ad Orvieto, è attivato un UFFICIO PROGETTAZIONE con annesso Euro Desk, che seleziona e propone progetti da cofinanziare a livello europeo. In queste settimane così difficili il lavoro non si è fermato e abbiamo in consegna il Progetto Yu.Fu.Co.Go, “I Giovani creano futuro attraverso i beni comuni”. Dei programmi già lanciati  da Cittaslow International alcuni sono in atto come ad esempio Urban Planning, “Cittaslow da Zero”  in Cina a Changsham, altri hanno subito rallentamenti ma ripartiranno al più presto, primo tra tutti, Cittaslow Tourism. A breve termine uno dei nostri problemi da risolvere sarà la conferma o meno dell’Assemblea Generale a Orvieto rimandata da Giugno al 17 Ottobre 2020: entro i primi di Giugno il Board di Cittaslow Int’l deciderà al riguardo in base alle condizioni internazionali.

A cura di
Fairouz Mohammedi, Sofia Menestò e  Michela Manni

Corso di Laurea MICO: Made in Italy Cibo e Ospitalità

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