I SOMMELIER ON CALL, LA CARTA DEI VINI TO GO
Oltre alla vendita diretta delle cantine, l’altro settore più penalizzato da questi lockdown è, come abbiamo accennato all’inizio di questo articolo, la ristorazione. In via eccezionale durante questo periodo è stato concessa ai ristoranti l’opzione di consegnare a domicilio non solo i pasti, ma anche gli alcolici e i cocktail, cosa altrimenti vietata secondo la regolamentazione federale della distribuzione di vini e spiriti. La creatività e lo spirito imprenditoriale americano si sono quindi scatenati sul tema.
Molti wine restaurant e bistrot, soprattutto nello stato di New York e a Washington D.C. si sono attrezzati per confezionare cocktail da poter consumare a casa, fornendo non solo la bevanda ma anche tutti i condimenti e gli accorgimenti estetici per ricreare l’effetto visivo, dalla scorza di arancia, al fiorellino, dall’oliva alla granella di zucchero.
Alcuni si sono spinti ancora oltre offendo mix congelati contenenti tutti gli ingredienti in comodi cubetti da scongelare e assemblare a casa all’occorrenza.
Molti ristoranti offrono sconti sulle carte dei vini e un servizio a chiamata di consulenza con il proprio sommelier. Una telefonata o una video conferenza per consigliare i migliori vini in offerta per completare la propria cena a domicilio e approfondire l’arte dei wine and food pairing con un professionista. E se il ristorante non ha tra i suoi dipendenti un sommelier o un wine director? Società come The Savvy Shopper offrono “Call a Somm” , un consulente a chiamata che puo’ guidare il cliente nella scelta e fornire per email una lista della spesa per futuri ordini online in base ai propri gusti e alle esigenze personali.
Con Prowein e Vinitaly cancellati e le trasferte azzerate, come può una cantina pensare di raggiungere potenziali importatori sul mercato statunitense? Il mio primo consiglio è quello di rivolgersi a un consulente o un export manager basato negli Stati Uniti: una persona competente, con gli agganci giusti, che può muoversi liberamente sul territorio nazionale. Il secondo consiglio è, attraverso questo consulente, fissare una serie di appuntamenti virtuali per l’assaggio dei campioni. Basterà inviare ai destinatari le bottiglie, fissare giorno e ora, collegarsi e condurre il meeting di lavoro in videoconferenza. Non sarà come avere il buyer ospite in Italia, a visitare la cantina, ma è sicuramente meglio di niente: anche il vostro interlocutore, credetemi, preferirebbe essere in Italia, a farsi viziare dal nostro senso di accoglienza e dalle nostre prelibatezze. Queste video chiamate non faranno altro che far crescere l’attesa e l’aspettativa per quando gli operatori statunitensi potranno tornare a visitarvi in persona e riscoprire i piaceri della nostra cultura enogastronomica.
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