La strage della zona arancione, chiudono quattro ristoranti su dieci

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La pandemia di Coronavirus ha messo in ginocchio il settore della ristorazione. Forse, però, ad incidere sulla crisi sono state anche alcune scelte imposte per il contenimento dei contagi. Secondo un’analisi Coldiretti, infatti, nella zona arancione sono chiusi quattro locali su dieci.

Covid, chiusi 4 ristoranti su 10 in zona arancione

Sono oltre 140mila i bar, i ristoranti, le pizzerie e gli agriturismi chiusi nelle cinque nuove regioni arancioni. L’analisi della Coldiretti fa riferimento all’Ordinanza del ministero della Salute in vigore dal 10 al 15 gennaio. Con questo documento sono passate in area arancione le Regioni Calabria, Emilia Romagna, Lombardia, Sicilia e Veneto. Il risultato è devastante per la maggior parte delle attività. Si tratta infatti di quattro locali su dieci.

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“In altre parole – sottolinea la Coldiretti – vengono richiusi quasi quattro locali della ristorazione su dieci presenti nell’intera Penisola con la Lombardia che si classifica come la regione con maggior numero di attività presenti con circa 51mila locali”.

“Nelle regioni interessate dal provvedimento – precisa la Coldiretti – sono sospese tutte le attività di ristorazione al tavolo e, quindi, anche la somministrazione diretta di pasti e bevande da parte degli agriturismi”.

“Nelle zone critiche – continua la Coldiretti – è consentita la sola consegna a domicilio, nonché l’asporto che tuttavia non sono sufficienti a dare sostenibilità e spesso a giustificare le aperture”.

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Effetti sull’intera filiera

Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione si riversano sull’intera filiera agroalimentare. Sono molte, infatti le “disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione – precisa la Coldiretti – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato”.

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“Le limitazioni alle attività di impresa – conclude la Coldiretti – devono dunque prevedere un adeguato e immediato sostegno economico lungo tutta la filiera per salvare l’economia e l’occupazione”.

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