Il comparto del vino è davvero pronto a ripartire? Le richieste di importatori e distributori

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Siamo davvero sicuri che il comparto del vino, nonostante proclama e buone intenzioni, sia realmente pronto a ripartire? La Club Excellence, società cooperativa che riunisce 18 tra i maggiori importatori e distributori italiani di vini e distillati di pregio, ha evidenziato una serie di criticità da affrontare lanciando un forte appello alla coesione.

E la voce – almeno quella – è unanime: “Serve comunione di intenti, coraggio e gioco di squadra,  per ottenere dalle istituzioni provvedimenti semplici, coerenti ed efficaci”, fanno sapere dalla società. E il motivo è presto spiegato. “Abbiamo dimostrato che un gioco di squadra forte, coeso e indirizzato dà informazioni precise al mercato”, ha affermato Luca Cuzziol, amministratore unico Cuzziol Grandi Vini, in rappresentanza del Cda di Club Excellence.

Sulla stessa linea d’onda si muove anche lo chef Carlo Cracco, che sottolinea l’urgenza di ritrovare un percorso verso la normalità, rivolgendosi alle istituzioni. “Dallo Stato – dice – abbiamo bisogno di indicazioni semplici e lineari, senza bisogno di dover fare capriole per capirle”.

Le cose, però, non sono messe così male.  “Non tutto è fermo – continua Cracco -, c’è del movimento, il fine dining, ad esempio, funziona e nel fine settimana in molte località turistiche le attività della ristorazione hanno ricominciato a lavorare bene. Oggi il cliente è ancora più importante rispetto al passato. Ora però bisogna comunicare un po’ di sicurezza”.

I distributori soci di Club Excellence rappresentano una realtà molto solida. Soltanto nel 2019 la società ha, infatti,  fatturato oltre 200 milioni di euro gestendo circa 1400 agenti di commercio. L’Usarci, Unione Sindacati Agenti e Rappresentanti di Commercio Italiani, è formata da 240mila professionisti che intermediano il 70% del Pil italiano. Così, attraverso le parole di Antonello Marzolla, segretario generale Usarci, propongono di intraprendere la strada degli accordi di filiera.

Nelle enoteche, invece, ci sono maggiori ombre, ma la voglia di ripartire rimane forte.  “L’onda della crisi sarà molto lunga probabilmente – afferma Andrea Terraneo, presidente di Vinarius, storica Associazione che riunisce oggi 110 realtà, ma sta passando e andrà gestita tutti insieme. L’importante è che la filiera stia insieme per costruire e progettare il futuro”.

Intanto ci si apre sempre di più al mondo della digitalizzazione. L’e-commerce, per gli importatori, rappresenta “una parte ormai sempre più importante del mondo del vino, ma per chi vende fine wine, spesso in rappresentanza di piccoli e medi produttori, il sistema di lavoro non può prescindere dalla figura dell’agente di commercio”.

“La digitalizzazione – chiosa Cuzziol – sicuramente deve essere ampliata, ma per cantine con fatturati tra i 200-300mila euro annui investire nella creazione di un proprio e-commerce risulterebbe molto impegnativo”.

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