“Barrosu” di Giovanni Montisci, quando il cannonau si eleva a grande vino mondiale

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A volte ti senti davvero un privilegiato. Capita quando hai nel bicchiere un “Barrosu” 2018 della Cantina Giovanni Montisci e sull’etichetta leggi: “Bottiglie prodotte 6000“. E allora pensi a quei 7 miliardi meno 6000 persone o giù di lì che non lo assaggeranno mai. Nemmeno una goccia. E stai male per loro.

Due ettari di viti quasi secolari, interventi zero e attenzione ai dettagli massima. Si percepisce già dalla visiva intensa e mai troppo criptica che siamo di fronte a un vino che potrebbe, se non cambiarci la vita, almeno renderla migliore.

Al naso i 15 volumi e mezzo d’alcol non li senti. C’è il mediterraneo che spinge tra note iodate, ginepro e petali di rosa. Un’olfattiva che sa di romantiche estati in spiagge solitarie e vinili di Battiato. Al sorso, siamo in… paradise. Ma (per fortuna) senza disco.

Una profondità che ricorda l’Ulisse di Joyce. Un sorso asciutto dove la struttura imponente non rinuncia mai all’agilità e a un finale persistente, intenso e profondo che manco il mare di Lucio Dalla

Se non avete mai bevuto un cannonau, non vi consiglio di cominciare da questo. Perché? Perché resterete delusi da quasi tutto quello che berrete in seguito. Se invece ne avete già bevuti, vi renderete conto che la Mamoiada è uno dei massimi territori del vino mondiale. Il cannonau è un vino che, sui social, passa in secondo piano a differenza dei vari Brunello, Barolo o di altri vini da contabilità parallela. Insomma, non è considerato un vino da “vip”.

Dal canto suo, questo “Barrosu” è un vino che vi farà amare non solo la Sardegna, ma anche la Mamoiada e il vino in generale (naturale s’intende). Vi farà apprezzare meglio fortuna di essere nati, senza merito, dalla parte del mare che permette di avere accesso a queste meraviglie. 

In conclusione, potremmo dire che è un vino di cui innamorarsi a prima vista. Vi consigliamo di abbinarlo a “Mediterraneo” di Franca Masu, un’artista che parla la stessa “lingua” di questo grande vino sardo.

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