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‘Cannonau della Maremma’, il grido dall’allarme delle Dop sarde contro le nuove norme Ue
25 Lug 2020 08:00

Un grido dall’allarme contro lo “scippo” dei vitigni sardi. Rispetto alle nuove disposizioni emanate dall’Unione Europea per quanto riguarda le domande di protezione delle denominazioni di origine, delle indicazioni geografiche e delle menzioni tradizionali nel settore vitivinicolo, si prevedono infatti modifiche ad alcuni disciplinari delle Dop Italiane.

La procedura di opposizione, la restrizione all’uso, le modifiche del disciplinare di produzione, la cancellazione di protezione, l’etichettatura e la presentazione, potrebbero di fatto essere adeguate ad altre regioni. In sintesi la protezione si applica al nome intero o ai suoi elementi costitutivi purché siano di persè distintivi, mentre non sono protetti gli elementi generici e non distintivi di una Dop o di una Igt. 

Dal Cannonau al Nuragus, tutti i vitigni sardi a rischio

Rischiano possibili negative conseguenze il Cannonau che occupa il 27% della superficie vitata sarda 7.411 ettari su 27.217, dei quali 4.875 si trovano nella vecchia provincia di Nuoro. Gli altri vitigni a rischio sono, il Nuragus di Cagliari che vanta 1.492 ettari coltivati a Cagliari su un totale di 1.880, il Girò di Cagliari 88 ettari 44 dei quali nella ex provincia di Sassari, il Nasco 147 di cui 131 nella vecchia provincia di Cagliari e il Semidano 38 ettari dei quali 17 a Cagliari e 20 a Oristano. Queste Dop non saranno più blindate ma i vitigni che ne fanno parte potranno essere utilizzati per le produzioni in altri territori per le indicazioni in etichetta, come ad esempio l’Alicante della Maremma etichettato anche come Cannonau della Maremma.

“Questa battaglia ci deve vedere tutti in prima linea ed uniti – sostiene il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu -, sarebbe una sconfitta non solo della viticoltura ma di tutta la Sardegna vedere i nomi dei nostri vitigni storici in etichette di vini non sardi. Ci appelliamo alla Regione affinchè faccia tutti i passaggi formali del caso e batta i pugni nel tavolo in difesa della nostra distintività consapevole che non si troverà da sola che avrà il sostegno sicuramente di tutta la Coldiretti e siamo certi di tutto il popolo sardo”. Secondo il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba, “il vino e territorio ed è giusto che l’utilizzo dei nomi sia appropriato alla terra di provenienza storica”. “Una omologazione – aggiunge l’organizzazione agricola – che non fa del bene a nessuno e che mira al principe dei vitigni sardi, il Cannonau, il vino di gran lunga più prodotto in Sardegna”.

Il vitigno dai mille nomi e le difficoltà che ne derivano

Il  Cannonau o Cannonao, Garnacha in spagnolo o Grenache in francese è il vitigno a bacca nera più diffuso in Sardegna. Ma non solo, la a coltivazione di questo vitigno è estesa in tutta l’isola e concentrata nelle zone più centrali del territorio. Fino a poco tempo fa non se ne conosceva con certezza l’origine e la maggior parte degli esperti lo riteneva importato dalla penisola iberica. Tuttavia recenti studi hanno dimostrato la sua endemicità. Resti di vinaccioli risalenti a 3200 anni fa sono stati infatti ritrovati in diverse zone dell’isola e ciò ha fatto fa ritenere il Cannonau come il vino più antico del Bacino del Mediterraneo. Il risultato di analisi condotte  anche da laboratori spagnoli hanno dimostrato che il vitigno che si riteneva fosse stato importato nel 1400 dalla Spagna ha in realtà origini autoctone in Sardegna.

La confusione è data a  causa dell’estensione di questo vitigno e della sua coltivazioni in varie zone d’Europa e non solo, ma anche dal nome usato nelle varie regioni vitate, come ad esempio la varietà che troviamo in Umbria dove viene chiamato Gamay del Trasimeno o Perugino. In Veneto è detto  Tocai Rosso, in Toscana Alicante, in Liguria la Guarnaccia e nelle Marche Bordò, rarissimo e di difficile lavorazione. Ed è proprio sui nomi che si concentrano le perplessità degli studiosi,  non tanto sulle accezioni italiane dove la nomenclatura è stata viziata talvolta da inflessioni dialettali e talvolta da errori di confusione con altre varietà.

Questo porta con sé la difficoltà del riconoscimento di tale vitigno per le denominazioni e per la territorialità ma  la Barbagia e l’Ogliastra sono senza dubbio le subregioni della Sardegna dove il vitigno trova massima diffusione e all’interno di queste troviamo aree minori capaci di trasmettere particolari micro-territorialità: parliamo di Mamoiada così come di Oliena, Jerzu o Dorgali dove il vitigno è diventato espressione totale della Sardegna. 


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