Poco italiana la storia di Frank Cornellisen, non solo perché lui (ma si capisce già dal nome) italiano non è, ma perché lui e i suoi vini, fra i più costosi in Europa e di certo i più costosi in Sicilia, devono la loro fama a un rapper indipendente di Brooklyn, Action Bronson. Questo, artista (ora un pochino meno “cool” causa testi omofobi e copertine un poco troppo estreme per l’era del #metoo), titolare di uno show su Vice dal titolo Fucking delicious, beve questo vino in un ristorante italiano di Sidney e lo definisce il più buono del mondo.
Era il 2012, il resto è storia. In pochi anni questo strano signore di origine belga è passato dall’essere uno dei tanti produttori interessanti dell’Etna nord a uno dei winemakers più famosi del mondo (sicuramente il più famoso nell’ambito del vino naturale), l’unico produttore siciliano a vendersi (con il suo Magma) in tutto il mondo a prezzi da SuperTuscan.
È inoltre l’unico vino siciliano senza nero d’Avola a diventare figo nei posti dove girano le puntate di Chef’s night out. Da allora che dire, i vini di Cornellisen sono sempre oggetto di dibattito a volte aspro, spesso senza essere bevuti davvero, amati o odiati ma sempre meno assaggiati. Bevuti per sentito dire, avversati per invidia, mala fede, moda. Sì perché poi quando le cose diventano troppo di moda, la gente “cool” prende le distanze. E quando le cose per pochi diventano per qualche persona in più, la gente “cool” prende le distanze, grida al tradimento, alla speculazione, alla perdita dell’anima. Spoiler: non mi è mia piaciuta la gente “cool” anche quando era “cool” essere gente “cool”.
Ma veniamo al vino, almeno noi, che siamo sommelier e il vino dovremmo berlo, anche se capita. Com’è il vino naturale più famoso del mondo? So che è banale dirlo, ma a me piace, piace assai. Lo berrei al primo appuntamento con la donna della mia vita? Non lo so, di certo con una donna con la frangia sì (ma sono mai uscito con donne senza frangia?). Anarchico ma non impreciso, “glu glu” ma mai banale. Nella tipologia ormai (forse) troppo di moda dei rossi leggeri che flirtano col rosè è uno dei migliori di tutti: questo blend impuro di Nerello Mascalese e uve bianche è una specie di “wired object” che sfugge alle noiose tassonomie descrittive delle critica ufficiale.
Un vino fresco ed elettrico che ricorda certe cose di Ornette Coleman, una sorta di piacevole Kaos organizzato, puro piacere al palato, dove le note spaziate dell’olfatto si fanno afrodisiache in bocca, un vino che non ti stancheresti mai di bere, in certi pomeriggi azzurri di fine estate dove l’autunno e l’inverno sembrano solo lontane, innocue minacce. Un vino per fare all’amore con donne con gli occhi grandi, un vino da bere con della musica sotto. Mi dispiace per puristi, haters e gente “cool”. Costa poco più di venti euro il classico vino da bere in amore o in smart working o tutte e due le cose. Io ci abbino una canzone con la stessa romantica anarchia dentro di questo vino, “The Way Young Lovers Do”. Lui è Van Morrison, il disco è “Astral Weeks”, che se non ce l’avete dovete chiedervi per cosa vivete. Un po’ come se non avete mai bevuto Susucaru.
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