L’emergenza Covid ha avuto un impatto notevole sul settore vitivinicolo italiano. Il calo previsto sul fatturato del 2020 sarà del 30-35%. Allo stesso tempo, la solidità delle aziende del comparto e la qualità del prodotto consentiranno di tornare a crescere già nel 2021. Lo rileva una ricerca di Unicredit presentata il 15 luglio a Torino nell’ambito dell’iniziativa ‘The Italian Way, le eccellenze italiane tra pandemia e ripartenza”.
La diffusione della pandemia di coronavirus ha provocato un blocco in molti settori dell’economia. Tra questi rientra anche il comparto del vino. Lo studio di Unicredit, presentato nella tappa piemontese di The Italian Way, è una sorta di roadmap virtuale sui settori di eccellenza del made in Italy.
Il progetto mira a stimolare una riflessione con stakeholders ed esperti sui nuovi scenari economici prospettati dal Covid. All’incontro, organizzato da UniCredit con Federvini, hanno partecipato esperti e operatori del settore italiano del wine. La ricerca è parte della più ampia iniziativa UniCredit per l’Italia.
La ricerca afferma che il settore vitivinicolo italiano è “tra quelli che sta soffrendo di più”. In termini di fatturato si tratta di un comparto dal valore di 13 miliardi di euro, pari ad “oltre il 10%” del settore cibi e bevande.
Tra le cause del calo del mercato, il co-amministratore delegato di Commercial Banking Italy di Unicredit Andrea Casini annovera “la chiusura improvvisa dei punti di vendita al dettaglio e il blocco dei principali mercati di sbocco e di approvvigionamento”.
“Certamente – ha spiegato il presidente di Federvini Sandro Boscaini – l‘impatto della pandemia sul nostro settore è stato molto duro, soprattutto a causa del lockdown che ha determinato la chiusura di tutti i pubblici esercizi, i primi partner per la diffusione e il consumo di vini di qualità”.
“Anche la fase della ripartenza, con le nuove regole per la salvaguardia della salute dei clienti e dei dipendenti – ha proseguito Casini – è una tematica fortemente sentita dalle aziende del settore che, nel contempo, hanno accelerato il cambiamento dei processi di distribuzione e vendita, con una rilevanza sempre maggiore del canale dell’e-commerce“.
L’Italia è tra i primi produttori al mondo, il secondo esportatore in valore, dopo la Francia e soprattutto ha il numero maggiore di vini certificati (526, quasi 100 in più rispetto ai 435 della Francia). Dati che confermano l’enorme investimento in qualità che il Paese ha compiuto negli anni.
Secondo il presidente di Federvini Sandro Boscaini infatti, “proprio grazie alla qualità, alla tradizione e contemporaneamente alla capacità di mantenere vivo il dialogo con il consumatore non è stato disperso quel patrimonio di credibilità ed empatia che abbiamo costruito nel tempo, sia in Italia sia all’estero”.
Il settore, però, è destinato a risplendere già dal 2021. “È iniziata la fase di ripartenza – ha commentato Boscaini – ma noi del mondo del vino non ci siamo mai fermati”.
“Come Banca – ha assicurato Casini – proprio per rilanciare il settore nel dopo crisi, continueremo a sostenere concretamente l’internazionalizzazione delle aziende, con iniziative come Easy Export grazie alla quale abbiamo accompagnato già molte imprese verso nuovi mercati, aumentando il loro giro d’affari con l’estero”.
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