Dopo la chiusura di Vinitaly è tempo di bilanci. La più importante manifestazione BtoB del vino italiano è apparsa ancora sottotono rispetto al passato, costretta a leccarsi le ferite di due anni di pandemia, a cui si è aggiunta la recente guerra in Ucraina, con la conseguente mancata presenza del mercato russo. Nonostante tutto i dati di Veronafiere sembrano essere confortanti con un record storico di incidenza di buyer stranieri in rapporto al totale ingressi: i 25.000 operatori stranieri (da 139 Paesi) rappresentano infatti il 28% del totale degli operatori arrivati in fiera (88.000). E ciò al netto della fortissima contrazione – legata alle limitazioni pandemiche agli spostamenti internazionali – degli arrivi da Cina e Giappone, oltre ovviamente ai buyer russi. Un contingente che pesa complessivamente per circa 5.000 mancati arrivi ma che non ha impedito la rimodulazione dell’assetto partecipativo di una manifestazione che in chiave nazionale ha anche ribilanciato le presenze del Centro-Sud – in rialzo – con quelle del Nord.
Tante le novità, a partire dalle nuove tecnologie al servizio del vino, che a breve diventeranno una necessità per i produttori. È il caso di Wineability, un sistema di tracciabilità della bottiglia che parte dalla cantina, al punto vendita sino al consumatore finale, ideato dall’azienda franciacortina Sait srl di Information & Communication Technology. Grazie a questo servizio, più completo rispetto ad altre proposte analoghe, le etichette diventano “parlanti” grazie non solo a un QRcode, ma anche rintracciabili attraverso dei codici univoci, che consentono ai vari livelli della filiera, dall’inscatolamento alla distribuzione e oltre, di trasmettere le informazioni previste. Il consumatore potrà, quindi, leggere la scheda tecnica del vino, mentre il magazzino potrà conoscere, sin dall’inscatolamento, il luogo di stoccaggio di ogni singola bottiglia. Una risposta tangibile alla legislazione dell’Eu, che entro il 2023 chiede che ogni etichetta abbia riportato il valore nutrizionale del vino, e che impone una tracciabilità sempre più stringente. Non a caso anche Federvini, Unione italiana Vini e Comité Vins hanno lanciato la piattaforma digitale U-label, che in 24 lingue consente di fornire ai consumatori tutte le indicazioni nutrizionali e la lista degli ingredienti dei vini.
Un’altra novità di questo Vinitaly 2022 è il lancio dell’OrangeWineFestival attraverso una Masterclass di vini bianchi macerati (orange). Alla Masterclass è seguito un walk around tasting di 38 produttori selezionati da 7 nazioni: Slovenia, Italia, Austria, Georgia, Serbia, Croazia e Grecia. Ancora una nicchia per winelover dal palato evoluto, gli orange wine si stanno diffondendo su una platea sempre più ampia, soprattutto tra i giovani di Italia, Austria, Germania, Francia, Spagna e Stati Uniti. Questo evento ha anticipato il vero OrangeWineFestival del 29 aprile, che si tiene come da tradizione a Isola, una cittadina sul litorale sloveno.
Non ultimo, durante questa 53esima edizione sono emerse storie di produttori non convenzionali, a partire dal Luca Berti, fondatore di Jako Wine. Una vita passata nella logistica, Luca Berti è diventato produttore partendo dai vini che voleva bere, quindi è andato alla ricerca dei terreni, delle vigne e dei vitigni italiani, che meglio di adattavano al suo gusto. Oggi produce in Oltrepò Pavese, Valpolicella, a Conegliano Valdobbiadene e nella provincia di Verona, grazie alla consulenza dell’enologo Lorenzo Dionisi e Severino Barzan, il suo brand ambassador. Tra le etichette consigliate certamente il Siresol, che nasce in provincia di Verona da Corvina, Rondinella, Oseleta, Croatina e Cabernet, con un appassimento di 60 giorni delle uve su graticci. Un rosso che “amaroneggia”, speziato, evoluto e morbido, compagno prediletto di carni brasate e formaggi stagionati. O anche così, da solo, meditando sulla vita.
C’è poi chi produce in Valtellina eccellenti bollicine da Metodo Classico. Questi pionieri, che si contano ancora sulle dita di una mano, stanno aprendo nuove vie di ascesa alla vetta, sperimentando la produzione di bollicine in una terra, come la Valtellina, conosciuta per i grandi rossi come lo Sforzato. Tra questi c’è La Grazia Viticoltura Eroica di Paolo Oberti, che produce ben tre bollicine dalla bevibilità pazzesca. Sceglierne una su tutte non è facile, ma volendo vincere facile, vi suggeriamo di provare l’Extra Dry, uno spumante dal colore paglierino luminoso, profumi di agrumi gialli, frutta secca ed erbe aromatiche. Il sorso è cremoso, avvolgente, con buona lunghezza ed eleganza. A tutto pasto: una volta aperta la bottiglia non la lasciate più.
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