Si dice che le prime volte non si scordano mai, e la presentazione in anteprima, avvenuta ieri presso Locale di Palermo, ha segnato per i fratelli Todaro un incipit verso una nuova era agricola.
Giuseppe e Adriano Todaro hanno scelto di andare oltre il biologico, sulla scia di una filosofia artigianale già sposata in azienda, dirigendosi verso una concezione sempre più sostenibile del produrre vini dove gli interventi sono ridotti all’essenziale.
Se volete rinfrescarvi la memoria sull’azienda e il territorio della Valle dello Jato in cui producono vino, rileggete il nostro articolo qui.
Oggi vogliamo parlarvi del “Prima volta” che è decisamente una novità e segna un cambiamento per l’azienda. Un rosato prodotto con metodo ancestrale, un metodo antico in cui non viene aggiunto nulla, né lieviti, né zuccheri né anidride solforosa. Prevede la fermentazione in bottiglia di una parte del mosto a contatto con i suoi lieviti. Né sboccato né chiarificato, si presenta a noi in uno stile frizzante, succoso e leggermente torbido.
È il Perricone infatti il protagonista, vitigno autoctono siciliano che negli ultimi vent’anni è sempre più al centro delle attenzioni dei vignaioli della Sicilia occidentale, dove riesce a raggiungere espressioni degne di nota.
«Il Perricone – continua Giuseppe Todaro – da sempre fa parte della nostra azienda e ci rappresenta, sia nella sfumatura di grande vino importante, com’è ormai da anni il nostro “Feotto” rosso, che con il Prima Volta in una versione più delicata, gioviale, fruibile, che abbia piacevolezza immediata”.
Prima Volta 2020 è un vino divertente, complice la bassa gradazione alcolica e la delicata effervescenza. Pensato per far avvicinare i consumatori più scettici al mondo dei vini “naturali”, si presta a molti abbinamenti accattivanti e a momenti di condivisione spensierati. Come prima volta la produzione è davvero limitata, stiamo parlando infatti di poco più di mille bottiglie.
Quando lo degusterete potrete scegliere se scuotere la bottiglia mettendola sottosopra per far sì che i lieviti residui dal fondo vengano rimessi in sospensione, dando così maggiore complessità aromatica e gustativa al vino. A fianco a sentori di fragoline, uva, pesca bianca, nespola e scorzetta d’arancia troverete note di biscotto e brioche. Segue un sorso leggermente pétillant, fresco e succoso, ritrovando al palato il sapore della frutta.
Un abbinamento da non perdere è decisamente con la pizza, come quella di Villa Costanza, il noto ristorante pizzeria dei fratelli Durastanti, che, riconfermando l’attenzione per le produzioni locali e la stima verso l’azienda Todaro, ha scommesso su questo nuovo progetto. Ma non posso dirvi di più, lo scoprirete a Giugno andando a trovarli e leggendo il loro menù.
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