Alla settima edizione di Wine2Wine in chiave digitale, l’imprenditore vitivinicolo Albino Armani descrive “cinque vie” per una viticoltura che guarda al futuro.
Nell’ambito del Wine2Wine Exhibition – il nuovo format digitale di Veronafiere andato in scena dal 21 al 24 novembre – il produttore Albino Armani ha affrontato il tema della sostenibilità in viticoltura. Concetto, oggi, inflazionato e reclamato a gran voce da più parti sulla spinta dei cambiamenti climatici e, più recentemente, della pandemia globale del Covid-19.
“Sostenibile per me significa duraturo – Inizia il live talk Albino Armani -. Un termine che non era presente nel vocabolario dei nostri nonni, ma che è arrivato dopo, anche se il concetto c’è sempre stato e veniva chiamato buon senso”.
È il rispetto per il territorio che si trasforma in una visione più ampia di sostenibilità ambientale che guida lo storico produttore nella conduzione delle cinque tenute distribuite fra le tre grandi regioni vinicole del Veneto, del Trentino e del Friuli-Venezia Giulia. Quello di Albino Armani è un approccio che guarda alla salvaguardia e “sostegno” di tutto il territorio, che non dovrebbe limitarsi al proprio vigneto, ma che dovrebbe invece essere condiviso da tutti i player della catena produttiva e promosso a livello collegiale: una vera e propria idea di “sostenibilità sociale” e di difesa ad ampio raggio, concreta e tangibile, che porti a un risultato comune.
Grazie a questo approccio e alle sue politiche sostenibili la cantina è stata premiata, proprio pochi giorni fa, al Global Best of Wine Tourism Awards, prestigioso concorso sul turismo enologico internazionale.
In occasione del Wine2Wine, il produttore della Vallagarina ha condiviso la sua visione e i cinque strumenti applicati da anni nella sua azienda, per declinare la sostenibilità in diverse forme: dalle pratiche di campagna e agronomiche, alla ricerca enologica, al turismo esperienziale.
“Le viti centenarie rappresentano perfettamente la resilienza e la sostenibilità, di varietà antiche e autoctone che si sono ben adattate – Spiega Armani -. Più difficile con le varietà internazionali come il Pinot Grigio, per questo abbiamo condotto negli anni uno studio per identificare le zone migliori per collocare il vitigno nel luogo giusto”. Questo è il caso dei Pinot Grigio del produttore che trovano la loro casa nella parte meridionale della Valdadige.
“Quello dei lieviti indigeni è un tema spinoso – riconosce Albino Armani durante il live talk – e c’è ancora molto lavoro da fare. Noi siamo partiti dalla consapevolezza che da un lato i lieviti commerciali portano all’omologazione dei vini e dall’altra comportano costi pazzeschi in cantina. Da qui la scelta di voler utilizzare i lieviti selezionati direttamente dai nostri vigneti più rappresentativi del terroir. Abbiamo così condotto uno studio che, grazie alla grande biodiversità presente nei nostri vigneti, ha consentito di sviluppare 80 colonie dalle quali sono stati analizzati 21 ceppi per poi selezionarne 4 più qualitativi. Così abbiamo ottenuto migliori risultati rispetto che con i lieviti commerciali”.
Dal 2019 tutti i vigneti di Albino Armani sono certificati SQNPI – Sistema d Qualità Nazionale Produzione Integrata, a seguito di un percorso che inizia alla fine degli anni ’90, proprio quando prendeva forma il disegno di Casa Belfi, la tenuta biodinamica nella Marca Trevigiana.
“Il nostro percorso verso la sostenibilità è iniziato diversi anni fa, siamo stati i precursori della difesa non insetticida. In campagna abbiamo scelto il metodo della “confusione sessuale, – illustra Armani – per tutti i nostri 330 ettari. Attraverso la diffusione di feromoni naturali, si impedisce l’accoppiamento dei lepidotteri dannosi, liberando la nostra viticoltura dall’utilizzo di insetticidi pericolosi per l’ambiente: convinciamo le farfalline di Tignola a non riprodursi, non le uccidiamo”.
“Ci prendiamo cura del suolo – racconta il produttore – attraverso concimazioni di sostanza organica come letame di bovino proveniente dagli allevamenti in Lessina. Inoltre, pratichiamo il sovescio con leguminose che favorisce la proliferazione di insetti utili”.
Il risparmio energetico in cantina è la parola d’ordine nella Tenuta di Marano di Valpolicella scavata nella roccia e sormontata da un prato e piante aromatiche, riesce a mantenere una temperatura costante naturalmente senza bisogno di condizionamento. Il posizionamento dei fruttai è pensato a favore dei venti naturali, per ridurre l’uso di energia durante l’appassimento delle uve.
Dalle parole di Albino Armani traspare molta attenzione alla solidità d’impresa e all’importanza di rapporti trasparenti e duraturi con i produttori d’uva.
“Per possedere questo concetto di sostenibilità credo sia fondamentale appartenere a un territorio e sentirlo tuo. Quanto più questo legame è indissolubile, tanto più forte è l’istinto e il desiderio di volerlo rispettare, proteggere e valorizzare”.
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