Anche il settore dei vini risente, inevitabilmente, della chiusura di ristoranti e alberghi a causa della pandemia di Coronavirus. Le strutture ferme a marzo hanno provocato una perdita dell’87% rispetto al 2019. A lanciare l’allarme è Ferdevini.
Secondo un’analisi di Tradelab, nel canale horeca nel 2020 i vini hanno perso il 37%. A questo si aggiunge il -41% registrato dal settore spirits rispetto al 2019. Guardando solo al mese di marzo 2021, per i vini si stima una perdita dell’87% (rispetto al 2019) e per gli spiriti una contrazione che si attesta su – 90% (rispetto al 2019). Perdite di rilievo per vini e alcolici a causa della chiusura dei ristoranti e alberghi per la pandemia.
“Sono dati che parlano da soli – sottolinea Sandro Boscaini, presidente di Federvini, partecipando all’International HoReCa Meeting – e le perdite registrate non sono compensate dalle vendite nel canale della Gdo né dal canale e-commerce, sebbene in Italia abbiamo riscontrato una performance promettente: secondo i dati Wine Monitor Nomisma l’e-commerce registra un incremento del 105% nel 2020, rispetto al 2019, per l’acquisto di vino. L’HoReCa resta comunque il canale privilegiato, in particolare per i prodotti di gamma più alta, anche con particolare riguardo all’Aceto balsamico di Modena Igp, e in generale per lo sviluppo della filiera vinicola nazionale e internazionale”.
Per una ripartenza in ripresa Sandro Boscaini sottolinea la necessità di costruire alleanze. “In questo senso stiamo lavorando a una campagna europea volta a sensibilizzare la Commissione a supportare al meglio questi settori che sono stati tra i più penalizzati dalla pandemia. Sul fronte nazionale, invece, stiamo attivando delle alleanze con Federturismo per testimoniare l’interconnessione tra i nostri mondi e valorizzare l’impegno comune a ricominciare in sicurezza”.
Da troppi mesi ormai siamo costretti a trascorrere gran parte delle nostre giornate all’interno delle mura domestiche. In molti cresce la nostalgia dei viaggi, che insieme alle gite rimangono al momento un lontano ricordo. Il settore agroalimentare si è ormai imposto tra le motivazioni che spingono agli spostamenti, accanto agli interessi culturali, artistici e paesaggistici. Pertanto “oggi occorre studiare anche nuove formule – conclude Boscaini – che intercettino di più la ricerca di esperienza degustative, anche come parte di un percorso di formazione. Dobbiamo lavorare meglio sulla conoscenza dei prodotti offerti in consumo, sui territori di appartenenza, accompagnare la diversa modalità di consumo, dal bicchiere alla bottiglia”.
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