Ospitalità ed enoturismo, ecco la chiave per tornare alla normalità

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La pandemia di Covid-19 ha inciso non solo sulle nostre vite nel periodo del lockdown, ma anche nei comportamenti futuri. Siamo davvero tutti pronti a tornare in ristorante? O in una discoteca affollata?

Nell’ambito della serie di Rapporti di Wine intelligence sull’impatto del Covid-19, sono state esaminate le intenzioni comportamentali immediate e future dei bevitori di vino in 12 mercati chiave al livello globale. Da un’indagine rivolta ai consumatori su quelle che potranno essere le loro abitudini, sul tornare a socializzare, uscire e viaggiare, Wine intelligence ha identificato quattro segmenti di consumatori in base alle loro intenzioni future:

  • Halters, coloro che prevedono di interrompere tutte le attività sociali in futuro;
  • Reducers, coloro che ridurranno significativamente il loro stile di vita e la vita sociale post-lockdown;
  • Moderators, coloro che attueranno alcuni cambiamenti nella vita sociale post-lockdown;
  • Hedonists, coloro che sono determinati ad aumentare la loro attività sociale post-pandemia.

Lulie Halstead, CEO di Wine Intelligence, è andata ancora più in profondità, cercando di comprendere le ragioni alla base di queste reazioni. Da alcune teorie, condivise dai principali scienziati comportamentali del mondo, durante la conferenza online Nudgestock, emerge che per capire le nostre intenzioni comportamentali future, è necessario  iniziare ponendo la domanda: i cambiamenti che abbiamo attuato e le opzioni che avremo in futuro sono stati imposti o sono frutto di una libera scelta?

Per molti di noi, le restrizioni al blocco rientrano chiaramente nei comportamenti imposti. Pertanto, gli scienziati comportamentali suggeriscono che – poiché siamo creature sociali guidate principalmente da un comportamento istintivo e tribale – torneremo ai comportamenti precedenti non appena riteniamo che sia sicuro farlo. Questa è la chiave: non appena ci sentiamo sicuri di farlo. E sentirsi al sicuro è molto diverso da quello che dicono le linee guida.

Cosa significa questo per l’ospitalità e l’enoturismo?

Dan Ariely, noto autore e professore di psicologia ed economia comportamentale presso la Duke University, suggerisce che quando apriranno i ristoranti, all’inizio molti di noi si sentiranno nervosi a ritornarci, ma la chiave è insegnare ai clienti che le cose non sono così pericolose come potrebbe sembrare.

Tuttavia, quando si tratta di tornare in una discoteca affollata, il divario tra paura e realtà rimarrà più elevato. Lo vediamo nelle risposte dei consumatori ai Rapporti di impatto COVID-19 di Wine Intelligence, sull’andare a teatro o ad eventi sportivi.

Quindi, se la chiave è ridurre la sensazione di paura di tornare nel settore dell’ospitalità, il punto di partenza sarebbe quello di enfatizzare eccessivamente i livelli di sicurezza, ovvero avere i tavoli nei ristoranti distanziati di 5 metri inizialmente, rispetto a 1 o 2 metri obbligatori. E, man mano che i clienti acquisiscono fiducia, si potranno avvicinare i tavoli gradualmente. E poi gestire i sistemi di prenotazione anticipata e stabilire esperienze senza contatto, chiaramente comunicate per tempo. Questo potrebbe essere un principio utile per invogliare a varcare le porte delle cantine e le sale di degustazione.

 

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