Il Covid spinge il consumo del miele. Nei primi nove mesi dell’anno, il volume delle vendite cresce del 13%. Un vero e proprio boom innescato dalla rinnovata attenzione alla salute.
Le famiglie italiane, con giovani e giovanissimi in particolare, riscoprono il miele. Nei primi mesi del 2020, con l’insorgere della pandemia, aumentano i consumi di questo prodotto. L’emergenza sanitaria e la lunga permanenza tra le mura di casa hanno risvegliato un’attenzione alla salute. Si mette così a segno un’inversione di tendenza.
A sottolinearlo è l’Ismea nel rapporto Tendenze, dedicato alle dinamiche di un comparto che ha sofferto di una flessione degli acquisti negli ultimi due anni.
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La pandemia cambia il profilo del consumatore. Appena lo scorso anno solo una famiglia su tre consumava miele. L’effettiva produzione italiana 2019 di miele, secondo le stime Ismea-Osservatorio Nazionale Miele, è di circa 15 mila tonnellate, da anni in forte ridimensionamento. Tante le cause a partire dal cambiamento climatico che influisce sulla disponibilità nettarifera delle piante e al meteo incostante; condizioni che rende necessario intervenire sempre più spesso con la nutrizione di soccorso con un aggravio dei costi di gestione dell’alveare.
Se l’incremento delle vendite dovesse mantenersi nei prossimi tre mesi si raggiungerebbe a fine 2020 il livello più alto degli ultimi 5 anni.
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Oggi la fascia giovane, nuove famiglie comprese, diventa la più dinamica per il consumo di miele. L’aumento è del 56% nei primi 9 mesi, dopo che per anni a trainare gli acquisti erano gli over 50 di reddito medio alto con il 70%. Secondo il rapporto sono quindi le “famiglie a reddito medio basso” a incrementare maggiormente gli acquisti (+25% rispetto a +7,7% delle altre). Sul fronte dei prezzi medi al consumo, secondo Ismea, sono in graduale ascesa con +1,4% rispetto al 2019, un’annata in cui il 60% di prodotto disponibile sugli scaffali era stato di provenienza estera.
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