L’uva da tavola italiana è conosciuta e apprezzata in tutta Europa e negli Stati Uniti. Le importazioni di uva da tavola in Italia ammontano a 25.000 tonnellate (circa il 3,2% dei consumi interni), di queste, una fetta consistente proviene dall’Europa (49%) e dall’America centro meridionale (circa il 25%), ed in particolare dai suoi due principali paesi produttori Cile e Perù, la restante parte proviene dall’Africa (13,5%) ed Asia (4,6%). Le organizzazioni degli agricoltori e dei produttori agricoli continuano a ribadire che per sostenere le esportazioni, la crescita e l’emergere di nuove opportunità di lavoro legate all’uva da tavola occorre investire sulla competitività delle piccole e medie imprese del Made in Italy, facendo scattare il prodotto italiano sui mercati esteri e superando le grandi difficoltà legate alle burocrazie.
Il progetto “Ortofrutta italiana”, attraverso il quale vengano sponsorizzati i prodotti a marchio Italia sui mercati europei ed extra europei così come stanno facendo la Spagna e la Francia, risulta essere tra quei progetti a cui guardato positivamente i numerosi produttori italiani. Alla base del progetto c’è la scelta strategica di realizzare un prodotto uniforme e omogeneo in tutta Italia, attraverso un lavoro di stretta collaborazione tra le aziende socie. Valorizzare la qualità e contrastare l’emergere dei fenomeni truffaldini.
“Intensificare i controlli e scovare i falsi analizzando l’impronta digitale per salvaguardare l’uva da tavola pugliese che genera un valore di oltre 400milioni di euro con le 602mila tonnellate di produzione, di cui il 60% destinato alle esportazioni in tutto il mondo”, chiede Coldiretti Puglia, in riferimento all’operazione dalla Guardia di Finanza, in collaborazione con i funzionari dell’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli, che ha portato al sequestro di 3400 cassette di uva da tavola brevettata proveniente dall’Egitto, destinata al mercato nord europeo, con un danno enorme a carico della produzione pugliese che si fregia anche del marchio IGP Uva da tavola di Puglia, quando non è ancora partita la campagna di raccolta.
La tecnologia e la ricerca per scovare la falsificazione del prodotto e valorizzare quello autentico possono generare cambiamento. La richiesta di alcune organizzazioni di produttori è quella di identificare la definizione dell’impronta digitale dell’uva da tavola pugliese mediante l’analisi metabolomica. I risultati tangibili di tali studi consentono la discriminazione delle uve in base alle varietà, all’origine geografica e alle tecniche agronomiche impiegate per la loro produzione. L’uva da tavola è un prodotto in crescita e ogni Paese ha le sue preferenze in fatto di gusto e colorazione.
Protagonista del settore è “Italy Trade” che da anni conosce e raccoglie le richieste dei singoli mercati europei, selezionando i migliori grappoli negli areali più vocati del Sud Italia e indirizzandoli verso le piazze estere dove trovano il giusto apprezzamento. Una valorizzazione del prodotto uva da tavola che permette di cogliere le opportunità che ci sono sul mercato estero. D’altronde, l’apprezzamento per i grappoli Made in Italy è notevole, con un riconoscimento del prodotto italiano e della capacità dei produttori italiani di coltivare questo frutto con tecniche agronomiche volte alla qualità e al rispetto dell’ambiente. Infine, particolarmente importante è sostenere anche una logistica veloce e un confezionamento volto a proteggere e raccontare il prodotto, oltre al posizionamento più corretto nei vari mercati di destinazione.
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