Il Made in Italy è un marchio che si afferma sempre di più in tutti i comparti. Lo dimostra il fatto che il “Bello e Ben Fatto” italiano vale 135 miliardi di euro e rappresenta una parte consistente dell’ export complessivo dell’Italia. E’ quanto emerge da una analisi di Confindustria.
L’artigianato italiano è apprezzato in tutto il mondo. La cura del particolare e la qualità fanno da traino ad un marchio, quello del Made in Italy, che interessa molti settori. Ad avere la meglio però sono gli ambienti che ruotano attorno alle 3 “F”: Fashion, Food and Forniture.
“Il Bello e Ben Fatto” italiano vale oggi 135 miliardi di euro nell’export, con una potenziale crescita di 82 miliardi. Sono i dati emersi dall’analisi condotta dal Rapporto Esportare la Dolce Vita, realizzato dal Centro Studi Confindustria, in collaborazione con Unicredit e con il contributo di SACE, Netcomm e Fondazione Manlio Masi.
Le eccellenze italiane – spiega la ricerca – si dirigono prevalentemente verso i mercati avanzati, che insieme ne assorbono circa 114 miliardi di euro.
Lo studio punta l’attenzione sul mercato della Cina, dove si prevede che in 5 anni ci saranno 70 milioni di nuovi ricchi. “La crisi da Covid-19 ha avuto un effetto propulsivo sulle tendenze in atto, provocando un salto di velocità nelle trasformazioni sociali e, di riflesso, dell’economia. Soprattutto un’ulteriore spinta alla digitalizzazione. – ha commentato Barbara Beltrame Giacomello Vice Presidente di Confindustria per l’Internazionalizzazione.
“ La pandemia ha fornito anche impulso ai cambiamenti negli equilibri sullo scacchiere internazionale – ha proseguito. La forza e la resilienza della Cina e del suo modello di sviluppo sono emerse in modo definitivo ed inequivocabile: prima ad essere colpita dalla pandemia, è stata l’unica tra le grandi economie mondiali a crescere nel 2020. Ma anche l’Italia ha dimostrato di essere forte. La nostra forza è rappresentata dall’indiscutibile qualità e riconoscibilità dei nostri prodotti. Il Made in Italy è vivo e lotta. La sfida – ha concluso – ora è capire come trasformare le nostre imprese: rafforzare i canali di vendita digitale, stabilizzare le relazioni internazionali e preservare e aumentare la riconoscibilità del Made in Italy”.
Ammonta invece a oltre 20 miliardi di euro il quantitativo di eccellenze esportato verso i paesi emergenti, che, per il loro dinamismo offrono margini di crescita maggiori, a fronte comunque di rischi più elevati. Ma, nonostante la forza che già esprime l’export del made in Italy, c’è ancora un margine potenziale di incremento delle esportazioni, calcolato in 82 miliardi di euro: per oltre tre quarti nei paesi avanzati (62 miliardi di euro) e per la restante parte negli emergenti (20 miliardi di euro).
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