Il Covid riduce la speranza di vita alla nascita, la dieta mediterranea potrebbe invertire il trend

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L’aumento della mortalità a causa del Coronavirus ha ridotto di quasi un anno la speranza di vita alla nascita. Se nel 2019 era aumentata di quasi due anni rispetto al 2010, nell’anno della pandemia è calata nuovamente. Su questo trend influiscono anche le scorrette abitudini alimentari. La dieta mediterranea, però, potrebbe essere una valida soluzione.

Il Covid riduce la speranza di vita alla nascita

Longevitystudio, progetto che “nasce con l’obiettivo di essere un punto di riferimento della nutrizione in Italia”, ha portato avanti una ricerca. Dall’analisi è emerso che la speranza di vita è calata nell’ultimo anno. Complice la mortalità causata dal Covid-19 e le cattive abitudini alimentari. A questo secondo punto si potrebbe ovviare ricorrendo alla dieta mediterranea.

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“La rielaborazione dei dati del Rapporto sul benessere equo e sostenibile (Bes) dell’Istat fatta da Longevitystudio lo conferma: la speranza di vita alla nascita, che nel 2019 era di 83,2 anni rispetto agli 81,7 del 2010, nel 2020 si è ridotta di quasi 1 anno, attestandosi a 82,3 anni. L’aumento della mortalità dovuta al Covid-19 ha portato a questo risultato negativo, ma non vanno sottovalutate alcune modificazioni peggiorative nel nostro stile di vita alimentare che potremmo scontare nei prossimi anni”. Commenta così Roberto Volpe, ricercatore medico del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma (Cnr).

L’analisi dell’ufficio studi di Longevitystudio confronta i risultati del Rapporto dell’Istat con altre due ricerche. Si tratta dell’indagine scientifica dei ricercatori Federico Scarmozzino e Francesco Visioli dell’Università di Padova, pubblicata da Foods, e quella dell’Università di Milano di Laura Di Renzo, pubblicata dal Journal of Translational Medicine.

La dieta mediterranea potrebbe invertire il trend

Secondo quanto si precisa, i due studi sono stati realizzati durante il primo lockdown italiano. Volpe nella sua analisi aggiunge che “le due indagini evidenziano nel 2020 un aumento del consumo di frutta e verdura negli intervistati del 21,2%, ma soprattutto un aumento delle quantità di cibo consumato del 46,1%, con una particolare incidenza degli alimenti considerati di conforto, come cioccolata, gelati e dolci del 42,5 per cento e snack salati del 23,5″. Sottolinea che “in attesa che il lavoro e l’economia tornino a crescere possiamo far qualcosa per migliorare il nostro stile di vita e riprendere a guadagnare anni”.

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“A tal riguardo, ancora una volta, appare importante e fondamentale- specifica- il ruolo preventivo e terapeutico dell’alimentazione. Lo storico modello alimentare mediterraneo, caratterizzato – incalza- da alimenti prevalentemente di origine vegetale, ma anche di origine animale, come il pesce o il moderato consumo di latte, latticini, uova e parti magre dei cibi carnei, continua a rappresentare un punto di riferimento del mondo della nutrizione”.

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