La crisi causata dal Coronavirus uccide un’altra tra le più prestigiose realtà della ristorazione. Il 30 settembre chiuderà i battenti lo storico Caffè San Marco di Firenze. Gli incassi sono crollati dopo il lockdown. L’incuria in cui versa la piazza, poi, non favorisce la ripresa.
Il Caffè San Marco, aperto nel 1870 con il nome di Caffè Fanti, è il secondo bar più antico di Firenze. Segue a ruota il Caffè Gilli, le cui origini risalgono addirittura al 1733.
A dare il triste annuncio della chiusura è stato Gualserio Zamperini, proprietario del Caffè San Marco dal 1984 e console generale della Tunisia. Il bar non resiste al crollo degli incassi e 35 dipendenti vanno a casa. Le serrande si abbasseranno per sempre il 30 settembre. Per la crisi post Covid, chiude definitivamente una struttura che ha fatto la storia.
“È una decisione sofferta ma mi stanno costringendo, dopo 36 anni di attività – ha dichiarato il titolare a La Nazione -, dopo anni di sacrifici e dopo aver speso tutta la mia vita lì dentro. Ma le uscite superano le entrate ed è difficile riuscire a onorare tutti i costi che abbiamo. Dai 10mila euro di incassi quotidiani siamo passati a mille, così non possiamo andare più avanti”.
La crisi economica collegata al Covid non guarda in faccia nessuno. Quanto le uscite superano le entrate, le attività, anche se prestigiose, sono costrette a chiudere. Il Caffè San Marco, infatti, è passato da un incasso di 10 mila euro a giorno a mille. Una situazione in cui diventa difficile sostenere i costi.
Dopo il lockdown il Caffè ha riaperto, ma senza turisti, residenti e lavoratori (ancora in smart working), gli incassi sono calati drasticamente.
Solamente due anni fa, il bar era stato ristrutturato. Un’operazione del valore di un milione di euro. Una cifra consistente, ma fondamentale per Zamperini. Il Caffè San Marco è rimasto chiuso nove mesi per portare a termine i lavori. Il proprietario si era deciso a dare questo grosso investimento nella convinzione che l’amministrazione comunale mantenesse le promesse relative alla riqualificazione di piazza San Marco.
Inoltre, molti uffici sono stati decentrati in periferia. Manca quindi l’affluenza dei lavoratori. La zona del Duomo è stata anche pedonalizzata, per cui piazza San Marco si è trasformata in una rotonda piena di autobus con gente solo di passaggio che sale e scende velocemente senza fermarsi nei locali.
“Bisogna dare alle persone la possibilità di arrivare da noi – aggiunge Zamperini a La Nazione – ecco perché abbiamo chiesto di aprire la Ztl e quindi la porta telematica di via Cavour. E’ stata resa accessibile solo una parte della città mentre noi ci ritroviamo ancora chiusi in gabbia. Non ci possono essere aree di seria A e aree di serie B. Agli imprenditori bisogna dare la possibilità di lavorare”.
Purtroppo, le promesse del Comune non sono state mantenute e la Ztl scoraggia gli avventori. La piazza, oggi, versa in condizioni che non favoriscono l’afflusso di clienti al bar. Così il Caffè San Marco chiude.
Immagini dal sito Gran Caffè San Marco
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