Alla fine degli anni ’90, la prestigiosa famiglia Cecchi, uno dei riferimenti assoluti per quanto riguarda il mondo del vino, decide di investire sul territorio del Sagrantino, dunque a Montefalco. Inizialmente l’idea era quella di produrre il grande rosso di zona, il Montefalco Sagrantino, nella sua versione secca e moderna secondo i consumi di oggi. Nel corso degli anni sono nate invece anche ulteriori ed interessanti etichette anche a bacca bianca.
Tenuta Alzatura, a differenza della altre realtà della famiglia, ha tre vigneti in tre aree diverse: Monterone, San Marco e Alzatura. Questo, sicuramente, permette all’azienda di bilanciare bene i propri vini anche a seconda delle annate poiché, come certamente saprete, il territorio di Montefalco (e le località vicine che rientrano nel disciplinare) sono molto diverse tra loro per quanto riguarda il terroir.
L’azienda produce sia il Montefalco Sagrantino DOCG versione secca, sia il Montefalco Rosso DOC. In degustazione presso il ristorate Re Tartù di Montefalco, abbiamo assaggiato l’annata 2019 per quanto riguarda la DOC, con il classico blend sangiovese, merlot e sagrantino. Per la DOCG secca invece abbiamo degustato l’annata 2014 e l’annata 2010. Entrambe molto interessanti ma con quest’ultima che, grazie al tempo e riposo in bottiglia, è riuscita a tirare fuori l’essenza totale del Sagrantino.
Arrivando al tema della degustazione, facendo dunque qualche passo indietro, parliamo dei bianchi della cantina. Il primo bianco che ci è stato versato nel bicchiere è “Cortili”, un Montefalco Bianco DOC. È un blend di trebbiano spoletino (70%) e chardonnay (30%).
La prima annata in assaggio è stata la 2021 seguita dalla 2020. Sicuramente questo vino bianco punta molto sulla freschezza, sull’acidità, sulla prontezza di beva e sulla spinta romantica che ne fa un vino molto versatile e molto gastronomico.
Diversa invece è la veste del secondo vino, il quale punta a tutt’altro palcoscenico. Sto parlando dell’altro Montefalco Bianco DOC dell’azienda, denominato “Aria di casa” con un 100% di trebbiano spoletino. Questo vino matura circa dieci mesi in barrique di rovere francese dando una impronta decisa ma delicata di nocciola, tostatura, quasi una leggera nota di affumicatura ma molto molto elegante. Qui troviamo sentori nel mondo della frutta a polpa gialla matura, esotica, da ottimi profumi al naso e note coerenti in bocca. Acidità e sapidità che si bilanciano maggiormente nell’annata 2018 in assaggio e con maggiore freschezza nell’annata 2019.
D’altronde, sappiamo bene come il trebbiano spoletino, che si vendemmia addirittura dopo il sagrantino, sia un vino bianco che ama riposare in bottiglia e che può farlo anche per diverso tempo. In attesa però che il vino riposi, stappiamo una bottiglia e viviamoci una delle parti più belle di questa bevanda, la convivialità.
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