Una settimana – la prossima dal 1 al 7 marzo – dedicata al nuovo nato in casa Dei Principi di Spadafora.
Era già nell’aria, ed in vigna, da parecchio tempo, d’altronde i vini non nascono dall’oggi al domani. Ma sono frutto di studi, esperienza in vigna e cantina e anche di sperimentazioni, alle volte piuttosto lunghe e avventurose. Così la famiglia Spadafora, per sopperire alla mancanza di occasioni pubbliche per presentare il nuovo vino, ha ideato non solo un evento online, ma un’intera settimana per raccontare nel dettaglio la prima annata di Schietto Merlot attraverso i propri canali social.
Noi abbiamo assaggiato la novità in anteprima, lo scorso giovedì 25 febbraio durante l’evento virtuale organizzato dalla famiglia Spadafora, rivolto ad un gruppo di giornalisti e comunicatori provenienti da tutta Italia. Per l’occasione oltre a degustare la prima annata di Schietto Merlot, la 2016, che per l’azienda rappresenta “il futuro”, abbiamo assaggiato anche “il passato”, ossia il Don Pietro rosso, la prima bottiglia realizzata nel 1993.
Per chi già non la conoscesse, l’azienda di Francesco ed Enrica Spadafora si trova sulle rigogliose colline di Virzì, nel comune di Monreale nella Sicilia nord occidentale. Ve ne abbiamo parlato qui, e non solo.
Scommetto che da quando avete letto “Merlot” e “Sicilia”, avete iniziato a farvi alcune domande e magari qualcuno a storto il naso. E magari avrete pensato a vini molto morbidi, quasi marmellatosi, e molto alcolici, in questo caso siete totalmente fuori strada (per fortuna).
Chiaramente la Sicilia non è Bordeaux, e volgendo lo sguardo al passato, il Merlot sull’isola non è annoverato tra i migliori vini. È stato spesso prodotto guardando alla quantità o utilizzato in blend, magari in percentuale minore per dare maggiore rotondità al vino. Sono rari i casi in cui il Merlot è valorizzato in purezza, sopratutto oggi che molte aziende hanno abbandonato i vitigni internazionali a favore di quelli autoctoni.
Francesco Spadafora va spesso contro corrente. Per lui è importante produrre il vino adatto al proprio territorio, che conosce bene, andando oltre l’origine del vitigno.
Il lavoro in vigna ed in cantina condotto dal principe Spadafora guarda, quindi, in tutt’altra direzione. In vigna per filosofia aziendale il rispetto per l’ambiente è alla base di ogni scelta. Le vigne di Merlot sono figlie di due diversi cloni, uno italiano più strutturato ed uno francese più elegante, scelti con cura e impiantati dal 2000 nelle zone più adatte di Virzì. Le rese sono volutamente mantenute molto basse, ogni vigna produce poco più di un chilo d’uva, chiaro indizio di qualità. A questo si affianca il lavoro in cantina, dove la fermentazione è spontanea e la solforosa aggiunta è ampiamente sotto la soglia consentita per i vini certificati in biologico. Per litro di vino sono infatti consentiti fino a 100 mg di anidride solforosa, in questo caso per il Merlot 2016 sono solo 23 i milligrammi di solforosa aggiunti per garantire la stabilità e la conservazione del vino. Questo non è un dato per pochi, l’azienda lo comunica in modo trasparente perché il suo motto è “Less is more: meno solfiti per il vino, un bicchiere in più per te“.
La degustazione, condotta da Federico Latteri, a fianco del Principe Spadafora e di sua figlia Enrica, è iniziata con il Don Pietro Rosso annata 2016.
Lo storico vino dell’azienda, dedicato al padre di Francesco Spadafora, è un blend di Nero d’Avola, Cabernet Sauvignon e Merlot. In cantina viene prodotto con fermentazione spontanea da pied de cuve, e affinato prima in vasca di cemento per un anno e poi in bottiglia per 12 mesi.
Al calice ha un bel colore rubino con un intenso bouquet di frutta rossa e nera matura e spezie dolci, alle quali, dopo qualche minuto di ossigenazione si affiancano note erbacee. Il sorso è pieno, di buona freschezza e sapidità e con tannini presenti. Armonioso e dal finale speziato e di buona persistenza.
Lo Schietto Merlot 2016 è una selezione limitata di circa 7 mila bottiglie. Prodotto solo nelle annate che Francesco Spadafora considera migliori per questo vitigno nel suo territorio. In seguito alla fermentazione da pied de cuve in vasca di cemento, e alla macerazione di 10 giorni a temperatura controllata, il vino matura in vasche di cemento per un anno ed per un altro anno in vasche di acciaio.
Al calice è rosso rubino intenso ed è consistente. All’olfatto ti sorprende con una bella freschezza aromatica. Dai frutti di bosco alla salvia, dagli agrumi alle spezie. Al palato ritroviamo la freschezza che guida il sorso avvolgente, ed equilibrato con tannini presenti e maturi. Bella struttura con spiccata intensità gustativa e finale persistente. C’è la territorialità e la prospettiva che nei prossimi anni potrà essere ancora più interessante e complesso.
Adesso non vi resta che sintonizzarvi sui canali social di Dei Principi di Spadafora dal prossimo lunedì 1 marzo, per scoprire ogni giorno le sorprese e gli approfondimenti che vi riserverà la Merlot Week.
In alto i calici!
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