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Siciliani d’autore, 14 vini scelti da noi per un 2021 di riscatto
09 Gen 2021 08:00

Abbiamo appena salutato il 2020 – “Finalmente!” starete pensando in molti – e dal 2021 non sappiamo ancora cosa aspettarci.

Sicuramente saremo più preparati dopo il difficile e lungo periodo che tutti, in modo diverso, abbiamo dovuto affrontare. Avremo bisogno di tante qualità nel nostro paniere, come determinazione, flessibilità, coraggio, generosità, spensieratezza e resilienza. Un’altra cosa che non potrà mancare (e che sulle tavole degli italiani in questo 2020 non è mancata) è il vino. Nonostante i momenti di convivialità si siano drasticamente ridotti, siamo stati così creativi da ricrearli virtualmente e quindi una bottiglia ci ha spesso fatto compagnia per il brindisi insieme ma a distanza. Il vino era presente anche in quei momenti in cui ci si voleva solo rilassare a fine giornata o, ancora, in quei momenti in cui si aveva il piacere di emozionarsi con una grande bottiglia e viaggiare con il calice verso un territorio lontano.

Così, pensando al nuovo anno, oltre ad un corredo di qualità da potenziare, potrà tornarci utile anche una lista di vini che speriamo di poter condividere dal vivo più dello scorso anno.

Abbiamo selezionato 14 vini siciliani – perché la Sicilia è ricca di sfumature, lo vedrete – che rappresentano 14 qualità da portar con sé in questo 2021.

  1. Millemetri Etna Doc Bianco 2015, Feudo Cavaliere – Determinazione

L’essere determinati, decisi nel perseguire i propri obiettivi è da sempre una qualità importante. Oggi, seppur con molta più incertezza è fondamentale restare centrati e percorrere la strada scelta, non credete? La determinazione nel vino secondo me è l’acidità, che lo sostiene come una colonna vertebrale. Se penso ad un vino verticale, dove l’acidità ha una gran forza e ne forgia il carattere, penso all’Etna Bianco Millemetri di Margherita Platania. Un vino bianco strepitoso, minerale e territoriale. Una tenuta di montagna ricca di biodiversità tra querce e castagni, istrici e animali selvatici, dove crescono viti ad alberello di Carricante che si arrampicano e affondano le radici nelle sabbie e pietre vulcaniche, senza farsi fermare da nessun ostacolo. In questo vino c’è aria di montagna, con i suoi profumi di fiori ed erbette selvatiche. Il sentore più evidente è di idrocarburi. Sbuffi di acacia, nocciole e albicocche disidratate completano il corredo aromatico. Il sorso è dritto, freschissimo e dinamico. Allo stesso tempo avvolgente e persistente. Tenete sempre a mente che mi riferisco all’annata 2015, ossia quella attualmente in commercio per volontà della produttrice. Qui potremmo aprire una lunga parentesi sulla scelta di far uscire un vino bianco dopo diversi anni, e non pochi mesi dopo la vendemmia, ma ne parleremo in altra sede. Anche qui vedo tanta determinazione nel portare avanti la propria idea, nonostante questa possa non riscuotere il consenso dei più.

2. Camurria Orange 2019, Di Giovanna – Flessibilità

Veniamo fuori da un anno che ci ha messo sotto-sopra, che ha ribaltato le nostre certezze e letteralmente frullato le nostre abitudini. Bene, al fianco della determinazione abbiamo bisogno di una dose abbondante di flessibilità. Ormai saremo diventati campioni di adattamento a situazioni diverse e inaspettate. Questa qualità nel vino la possiamo trovare nella versatilità di abbinamento con il cibo. Ecco che ci viene in soccorso il Camurria Orange (già il nome promette bene) dal termine siciliano che si usa per descrivere tutte quelle cose che siamo costretti a fare ma che non vorremmo fare. La famiglia Di Giovanna ha prodotto così un vino cosiddetto “orange” ossia macerato sulle bucce per incontrare i nuovi gusti del mercato. Un Grillo saporito, divertente, complesso e fuori dagli schemi che riesce a brillare abbinato con un’ampia varietà di piatti grazie alla sua freschezza da vino bianco e la sua struttura da vino rosso, per dirlo semplicemente. Dal pesce come il polpo alle verdure grigliate, dalla pasta alla norma a quella con la bottarga di tonno, dal vitello al coniglio sono tanti i piatti a cui accompagnarlo, soprattutto se prediligerete dei condimenti saporiti e speziati.

3. Contrada Sciaranuova V.V. Etna Doc Rosso 2016, Tasca d’Almerita – Coraggio

Eh sì, il coraggio serve sempre. Ne abbiamo bisogno per portare avanti le nostre “battaglie”. Possiamo farci ispirare da una delle più celebri aziende vitivinicole dell’isola, che da diversi anni combatte la battaglia per la sostenibilità. A loro dobbiamo riconoscere il merito di aver contribuito ad alzare il livello qualitativo e quindi d’immagine dei vini siciliani nel mondo, insieme a qualche altra realtà. E presumo che nelle otto generazioni che si sono susseguite fino ad oggi, il coraggio non sia mancato, così come il grande senso di responsabilità verso il territorio. Certamente un vino che potrebbe incarnare il coraggio, così come la storia di questa cantina, è il Rosso del Conte. Però, ho scelto un altro vino, relativamente meno conosciuto, che ci racconta l’ultima impresa dei Tasca, ossia la Tenuta Tascante sull’Etna. Il Contrada Sciaranuova da vecchie vigne è il loro Etna Rosso più seducente ed elegante, prodotto in alta montagna ad oltre 700 metri di altitudine sul versante nord del vulcano. Ogni sorso sembra seta, è armonioso e fine. L’acidità è molto presente e vivace, così come il tannino dalla trama molto fitta ma setosa, appunto. Ai profumi di frutta nera si affianca l’anice, la viola e sentori ferrosi. Molto lungo e di grande godibilità.

4. Perricone Feotto 2016, Todaro – Generosità

A proposito di sostenibilità, la generosità è un ingrediente importante che ci cura dall’indifferenza e ci fa guardare agli altri e al pianeta. Questa qualità virtuosa, la trovo nel Perricone prodotto nella Valle dello Jato dai fratelli Todaro. Il suo metodo di produzione lo caratterizza: è fra i pochi vini rossi in Sicilia le cui uve vengono raccolte dopo una breve surmaturazione in pianta dei migliori grappoli. Appena lo degusterete capirete perché lo considero un vino generoso. L’annata 2016 non lesina nei profumi intensi e ammiccanti di frutta rossa matura, spezie come liquirizia e cioccolato ed un pizzico di ginepro. Seguono note balsamiche che danno il benvenuto ad un sorso concentrato, armonioso, morbido e molto lungo.

5. Nanuci 2017, Le Casematte – Intraprendenza

“Chi non risica non rosica” dice il famoso proverbio toscano. Sono tantissime le persone che nell’ultimo anno, per le ragioni che sappiamo, hanno dovuto uscire dalla propria “comfort zone” e lanciarsi in una nuova impresa, e tante altre lo faranno quest’anno. Vedo molta intraprendenza nelle Casematte, nell’unione di un commercialista ed un calciatore che hanno scelto di fare vino per passione, cambiando quindi la propria vita. Parlo della storia di Gianfranco Sabbatino e Andrea Barzagli che producono vini – davvero ottimi – nel cuore della Doc Faro in provincia di Messina. Per complicare l’impresa hanno anche scelto di vinificare in purezza una varietà tipica del messinese, ma poco nota ai più, che nella maggior parte dei casi viene proposta in blend con altre varietà. Ecco il Nanuci, Nocera 100% che affina per 18 mesi in botti e poi in bottiglia per altri 6 mesi. Già all’olfatto è molto intrigante con sentori di fiori secchi, rose e violette, poi seguono more, fragole chiude il quadro un pizzico di cannella e note balsamiche. Bel sorso fruttato, morbido e fresco. Tannini piccoli e ben definiti, finale speziato di buona persistenza.

6. Prefillossera Etna Doc Rosso 2016, Palmento Costanzo – Resilienza

Una di quelle qualità di cui si è parlato tanto negli ultimi anni, ormai indispensabili per affrontare i cambiamenti continui di fronte a noi. La resilienza caratterizza tutte quelle persone ottimiste, che restano motivate a raggiungere gli obiettivi prefissati nonostante gli eventi negativi e che interpretano i cambiamenti come opportunità e non perdono la speranza. Tra i vini siciliani la resilienza è ben incarnata dal Prefillossera della famiglia Costanzo, un vino rosso etneo da viti ultracentenarie che sono rimaste salde alla terra vulcanica, sconfiggendo il più grande disastro che ha colpito la viticoltura europea nel diciannovesimo secolo. Per chi non lo sapesse, a metà ‘800 un’invasione fillosserica, un insetto proveniente dall’America, distrusse i vigneti di tutta Europa. Oggi la quasi totalità dei vigneti europei vivono perché innestati sul piede della vite americana più resistente, solo pochi esemplari in territori particolari come l’Etna sono riusciti a resistere e svilupparsi. Questo è il caso del vigneto recuperato dai Costanzo, in contrada Santo Spirito, dove le particolari caratteristiche pedoclimatiche, specialmente il suolo composto da sabbie vulcaniche, hanno permesso a questo vigneto di vivere per molto tempo e, oggi, di riuscire a regalarci un vino di grande intensità. Una piccola produzione di 1700 bottiglie. Al calice il vino racconta tutta la maestosità e complessità del vulcano: prugna matura, marzapane, chiodi di garofano, ferro, ribes e amarena invitano all’assaggio. Sorso pieno, vellutato e dal finale lunghissimo e piacevolmente speziato.

7. Gaudensius Blanc de Blancs, Firriato – Spensieratezza

Per antonomasia le bollicine sono simbolo di festa, allegria e richiamano momenti spensierati e di leggerezza. Anche questo è uno di quegli ingredienti che non può davvero mancare, la spensieratezza una qualità che contraddistingue l’infanzia ma che scordiamo di possedere ancora.

Il Gaudensius Blanc de Blancs ci ha colpito perché è riuscito ad unire due diverse “Sicilie”, quella più solare e intensa dello Chardonnay coltivato nella tenuta di Borgo Guarini, nell’agro trapanese, e quella più agile e sincera del Carricante coltivato nella tenuta Cavanera sull’Etna. Un incontro che dà luogo ad uno spumante Metodo Classico gioioso, dal profumato bouquet di pasticceria alla frutta, brioche e agrumi. All’assaggio è freschissimo, sapido e armonioso, con deliziosi richiami agrumati.

8. Forfice Cerasuolo di Vittoria Classico 2014, Paolo Calì – Eleganza

Tra gli eccessi e le volgarità che talvolta contraddistinguono il tempo in cui viviamo, ci scordiamo dell’eleganza. La ritroviamo nel Cerasuolo di Vittoria – unica DOCG siciliana, fa sempre bene ricordarlo – dove l’intensità del Nero d’Avola incontra la gentilezza del Frappato. Si incontrano in una danza sinuosa che è il Forfice 2014, un cru frutto di un unico vigneto, dove su sabbie marine crescono vicini Frappato e Nero d’Avola. Una lunga macerazione e un affinamento di 36 mesi in botti di rovere e altri 6 mesi in bottiglia danno vita ad un rosso fine, profondo e complesso. Si alternano sentori nitidi di frutta rossa, spezie dolci, erbe aromatiche e note minerali. Un sorso equilibrato, preciso e suadente.

9. Marsala Vergine Riserva Secco DOC Vintage 1980, Francesco Intorcia – Consapevolezza

“La consapevolezza è oggi più che mai rilevante come efficace contrappeso allo stress, per garantire e rafforzare la salute, il benessere, e forse perfino il nostro equilibrio psichico.”. Non c’è altro da aggiungere, in questa sede, alle parole del professore Jon Kabat-Zinn sulla consapevolezza, che può essere sviluppata con la meditazione. Per questo abbiamo pensato al “Vintage 1980” vino da meditazione che racconta della storia della Sicilia e che famiglie come quella di Francesco Intorcia, consapevoli delle proprie origini e del valore del Marsala, stanno tutelando e preservando con il progetto “Heritage”. La prima etichetta del progetto è stata proprio questa, un Marsala complesso, ricco e profondo frutto di trentacinque lunghi anni di invecchiamento in fusti di rovere. Il liquido ambrato luminoso e raffinato è un concentrato di vaniglia, scatola di sigari, biscotti, mandorle tostate e sentori salmastri. Sorso ricco, morbido, saporito e molto lungo. Accompagnatelo con del cioccolato fondente e godetevelo.  

10. Guardiola Etna Doc Rosso 2016, Tenuta Terre Nere – Lungimiranza

Decisamente un’attitudine preziosa che specialmente in un periodo come questo farebbe comodo a tutti. La capacità di guardare “oltre” l’ha avuta Marco De Grazia, prima nel Barolo e poi sull’Etna. Consulente, selezionatore e distributore di vini pregiati, negli anni ’80 contribuisce alla rivoluzione del Barolo nelle Langhe con i Barolo Boys, giovani produttori che cambiano il modo di fare il vino. Comprende e trasmette l’importanza di rispettare e valorizzare il terroir, partendo dal miglioramento della qualità in vigna e in cantina. Da lì la fortuna commerciale del Barolo a livello internazionale. Questa esperienza e l’amore di De Grazia per la Borgogna gli forniranno un punto di vista determinate nel suo cammino successivo sull’Etna. Riesce a cogliere le sottigliezze gustative del Nerello Mascalese nelle tante sotto-zone storiche e nei singoli vigneti. Il suo contributo è stato, infatti, determinante per comprendere la complessità del territorio e l’importanza della classificazione minuziosa delle contrade del Vulcano. Dopo una lunga trafila, nel 2012 il Ministero dell’Agricoltura approva la zonazione dei comuni etnei più importanti, operata mediante la ricostruzione dei confini delle contrade storiche.

Magnifico assaggio di grande tipicità è il Guardiola 2016. Uve Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio coltivate in uno splendido anfiteatro naturale di muretti a secco terrazzati, tra gli 800 e i 1000 metri di altitudine, in contrada Guardiola nel comune di Castiglione di Sicilia. Raffinato ed intenso dove sentori di ciliegie, ribes e note balsamiche si alternano a violette, scorza d’arancia, spezie e note ferrose. Sorso pieno ed elegante, con tannini fitti e ben integrati. Energico, polposo e persistente.

11. Grillo Laluci 2019, Baglio del Cristo di Campobello – Spiritualità

La ricerca dell’essenza delle cose è innata, può essere considerata come un approccio interiore alla vita di cui ognuno ha la propria visione ed interpretazione. La famiglia Bonetta racconta la propria spiritualità, il legame con la terra e il significato di famiglia attraverso ogni particolare dei propri vini. Un Grillo che ha il potenziale per evolvere è Lalùci, coltivato su terreni prevalentemente calcarei ricchi di gesso a Campobello di Licata. Un Grillo ricco, fresco e ben strutturato. Tipico bouquet di fiori, mela, agrumi e sbuffi marini. Sorso sapido e rotondo, persistente e molto piacevole.

12. Sul Vulcano Etna Doc Rosato 2019, Donnafugata – Creatività

La creatività è sempre più necessaria e presente nelle nostre vite, continuamente siamo chiamati a trovare nuove idee o soluzioni, risolvere dei problemi in modo insolito e ancora trasformare l’esistente migliorandolo. Nella Sicilia del vino una delle aziende più creative è senza alcun dubbio Donnafugata. Con le loro etichette d’autore, ispirate da Gabriella Rallo e illustrate da Stefano Vitale, fanno innamorare winelover (e non solo) in tutto il mondo, rappresentando con forme e colori la personalità di ciascun vino, la Sicilia e il mondo femminile.

Una delle ultime opere è il rosato della linea “Sul Vulcano”, dove la chioma della potente dea-vulcano dai colori delicati rappresenta le sfumature che si trovano sulla bocca fumante del vulcano attivo più alto d’Europa. Un rosato identitario e fragrante dotato di un bouquet di fiori, buccia d’arancia e pompelmo. Sorso freschissimo, sapido e leggiadro.

13. Siriki Bianco 2016, Dei Principi di Spadafora – Pazienza

La pazienza sembra che nel ventunesimo secolo sia quasi estinta. L’impazienza, l’incapacità di aspettare e l’intolleranza sono all’ordine del giorno generando solamente emozioni negative. A volte, anzi molto spesso, essere pazienti per le cose importanti è un eccellente toccasana e possiamo impararlo dagli agricoltori, “costretti” a vivere secondo i ritmi della natura che di certo pazienza ne ha molta. Un viticoltore attende un intero anno, lavorando attivamente, per raccogliere i frutti senza avere la certezza che saranno buoni. È impegnativo e faticoso direte voi, ma con l’esperienza e la conoscenza si può avere un certo controllo sul risultato. Possono anche capitare, e capitano, quelle annate dove succede qualcosa di imprevedibile. Come è successo a noi nel 2020. Certi viticoltori vanno avanti e riescono comunque a produrre grandi vini. Quando sono impaziente per qualcosa o l’incertezza mi fa dubitare, penso ai viticoltori e questo pensiero mi calma e rimette tutto in prospettiva.

A proposito di pazienza, Francesco Spadafora, che vive tutte le sue giornate in cantina e a contatto con le sue vigne, ne sa qualcosa. Anche il Siriki Bianco conosce la pazienza, esce dopo circa 5 anni dalla vendemmia. Un Grillo che macera sulle bucce per circa un mese. Poi lo annusi e sa di erbe aromatiche, anice, cedro e mela cotogna. Lo assaggi ed è così saporito, fresco e avvolgente. Il sapore si sofferma in bocca e ne vuoi un altro sorso. E capisci che l’attesa ne è valsa la pena.

14. Saia 2017, Feudo Maccari – Equilibrio

Stiamo vivendo una congiuntura così instabile ed incerta che è quasi paradossale parlare di equilibrio, ma la ricerca non deve mai cessare e ciò che auguriamo è proprio di ritrovare l’equilibrio in tutte le sfere, da quella sociale a quella sanitaria, da quella economica a quella personale. Un esempio di equilibrio nel vino lo abbiamo trovato nel Saia, un Nero d’Avola in purezza prodotto nel suo territorio d’elezione, ossia la Val di Noto. A Feudo Maccari tanta ricerca e rispetto del territorio, unite ad importanti doti imprenditoriali, hanno portato alla scelta di coltivare questo vitigno, principe di Sicilia, con il sistema ad alberello favorendo le basse rese ed una produzione di grande qualità. La maturazione avviene in botti di rovere francese per oltre un anno e poi altri 6 mesi in bottiglia per l’affinamento. Viene fuori un Nero d’Avola molto equilibrato con parecchi anni davanti a sé. Il fascino della frutta rossa domina incontrastato sia all’olfatto che all’assaggio, seguito da spezie e note saline grazie alla vicinanza al mare. Il sorso è ampio, corposo, con buona freschezza e profondità.


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