Lo spreco di cibo cala notevolmente in tempo di Covid, ma l’Italia produce ancora una grossa quantità di spazzatura. Le abitudini acquisite con la quarantena hanno fatto aumentare l’attenzione al cibo, riducendo di contro lo spreco. Siamo ancora lontani però da una situazione rosea dal momento che la maggior parte di ciò che non utilizziamo finisce nella spazzatura.
La sensibilizzazione nei confronti dell’ambiente e l’attenzione allo spreco alimentare hanno segnato un nuovo trend negli ultimi mesi. Gli italiani, chiusi in casa per limitare i contagi di Coronavirus, hanno prestato maggiore attenzione a ciò che mangiano. Sempre di più, infatti, si cercano prodotti di qualità e se ne indaga la storia per conoscerne la filiera.
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Nonostante questi cambiamenti positivi, l’Italia butta ancora tanto cibo nella spazzatura. Gli alimenti finiti nei cassonetti nel 2020 hanno raggiunto i 5,2 milioni di tonnellate. Considerando tutta la filiera, la spazzatura ha toccato il valore di circa 9,7 miliardi di euro. Se si guarda solamente allo spreco alimentare domestico nazionale la cifra ammonta a 6 miliardi e 403 milioni. I restanti 3,2 milioni di euro, invece, riguardano le perdite in campo e lo spreco nel settore del commercio e della distribuzione.
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Questi dati sono contenuti nel report di Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability (su rilevazione Ipsos). La rilevazione è stata fatta in occasione dell’8/a Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, prevista per venerdì 5 febbraio. I dati sono stati diffusi dalla Campagna spreco zero, artefice anche della giornata nazionale di sensibilizzazione. Inoltre, sempre venerdì 5, a partire dalle 11.30 è prevista una maratona online su piattaforma digitale.
“In casa e in cucina, reduci dai mesi di lockdown e distanziamento, gli italiani lanciano un’Opa sul loro futuro – spiega l’agroeconomista Andrea Segrè, fondatore della campagna Spreco Zero e della Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare – la tendenza a una netta diminuzione dello spreco alimentare domestico, che a livello nazionale e globale gioca la parte del leone con un’incidenza del 60/70 per cento sullo spreco di filiera, si conferma saldamente in questo primo scorcio del 2021″.
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Secondo quanto si legge nel rapporto, nel 2020 si sono instaurati differenti stili di vita per via del Covid e del relativo lockdown. Questo ha fatto aumentare la consapevolezza del valore del cibo. Lo spreco tra le mura domestiche in Italia, infatti, è calato quasi del 12% (3,6kg) rispetto al 2019. Si attesta così uno spreco di cibo pro capite di 27 kg, pari a 529 grammi a settimana. Ciò significa 222.125 tonnellate di cibo ‘salvato’ e un risparmio di 6 euro pro capite, ovvero 376 milioni di euro a livello nazionale, in un intero anno.
Immagini da Pixabay
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