Alle pendici dell’Etna, per la precisione sul versante sud-est, a Trecastagni in contrada Carpene, abbiamo scovato un giovane vignaiolo determinato e grintoso, che dal 2015 ha cambiato vita per un richiamo della terra e delle sue origini lontane.
Pierluca Beneventano della Corte proviene infatti da un’antica famiglia nobile del catanese, ma ha sempre vissuto a Milano, dove ha intrapreso un percorso di studi in marketing e poi è entrato nella Steinbruck, l’azienda di famiglia, come sommelier e selezionatore di Champagne.
Il background nel vino è indiscutibile, e sicuramente il giovane vignaiolo non vorrebbe che ci focalizzassimo così tanto sulla sua storia, ma piuttosto sui suoi vini.
Però, secondo noi, le storie dietro al vino, sono importanti e riescono a completare il quadro. È infatti un settore che per passione richiama tanti, e li ispira ad un ritorno alla terra e ad uno stile di vita più sostenibile, come nel caso di Pierluca Beneventano.
Non si incontra tutti i giorni un giovane cittadino metropolitano con una carriera ben avviata in un’azienda di successo, che sceglie la vigna (lontana oltre 1300 km da casa), sceglie di sporcarsi le mani, alzarsi prima dell’alba e vendemmiare in condizioni non facili, su terreni con una pendenza elevata e che quindi possiamo facilmente definire come vendemmia eroica.
Nella sua impresa è supportato dal padre, di questi tempi è infatti piuttosto complesso riuscire ad avviare un’azienda vitivinicola in un territorio così in auge come l’Etna. Ma nonostante ciò, è Pierluca Beneventano a cambiare “cappello” dalla mattina alla sera: trasformandosi da imprenditore a vignaiolo, da commerciale a comunicatore dei suoi vini.
Conoscendo il territorio etneo e visitando il luogo dove ha scelto di fare vino, non è difficile comprendere la scelta di Beneventano. Da due dei suoi più ripidi appezzamenti di vigneto, si gode, infatti, di una vista incantevole sul mare incorniciata da Monte Gorna e Monte Ilice. I vigneti si trovano in quattro contrade, tra Trecastagni e Viagrande, e qui coltiva vitigni autoctoni e produce un Etna Rosso e un Etna Bianco molti tipici.
Ai più classici uvaggi etnei, proprio per rimarcare l’idea di salvaguardia e valorizzazione del suo territorio di origine, ha scelto di piantare una serie di vitigni reliquia, ossia varietà d’uva autoctone ormai dimenticate e non più coltivate. Vedremo nei prossimi anni che risultati gli porteranno.
A fianco della tradizione, per il suo spirito curioso, Pierluca Beneventano ha intrapreso un progetto innovativo. È tra i pochi in Italia ad aver scelto di sperimentare la “crioestrazione selettiva”. Si tratta di una pratica enologica pionieristica che, grazie a un’opportuna applicazione della tecnologia del freddo, consente di evitare l’azione ossidativa e produrre dei vini bianchi più profumati, longevi e dalla marcata acidità.
Questa tecnica deriva dalle esperienze dei “vini di ghiaccio” prodotti in Canada, Austria, Germania, Trentino e Val D’Aosta. In Italia lo sviluppo di tale tecnica si deve all’Università di Verona e in particolare alla sperimentazione condotta dei primi del 2000 con il Consorzio di Tutela Bianco di Custoza.
Beneventano dopo studi, ricerche ed approfondimenti ha portato questa tecnica sull’Etna e la sta sperimentando annata dopo annata.
“Ho scelto questa tecnica – ci spiega Beneventano – per la maggiore concentrazione nel mosto che si può ottenere e per il blocco dell’attività enzimatica in fase di ammostamento che preserva quegli aromi che si perdono nelle prime fasi della fermentazione. In questo modo miro ad ottenere un vino più strutturato, molto fresco e dove la componente aromatica è valorizzata e si possa apprezzare al calice nella sua piena complessità.”
Il vino nato dalla crioestrazione selettiva è Nubivago. Un blend di uve Carricante, Catarratto, Moscatella dell’Etna e un’altra varietà misteriosa, che ancora non si è riusciti ad identificare.
Abbiamo assaggiato le prime due annata. La 2018 è molto accattivante, ha un bouquet complesso di miele, note salmastre, scorza di limone e frutta a polpa gialla. In bocca ha un’acidità elevata, ricorda una spremuta di limone, è sapido, particolarmente succoso e persistente. La 2019, in cui c’è stato un cambio del torchio, ha un colore molto più intenso, un giallo dorato brillante. C’è più spazio per la frutta esotica e i fiori. Molto fresco, sapido, rotondo e con un’ottima corrispondenza gusto olfattiva. Più strutturato del precedente, più equilibrato e con un finale leggermente speziato.
Nubivago è ancora in fase di sperimentazione, ma le buone premesse ci sono tutte. Non ci resta che attendere e vedere dove perseveranza e tempo porteranno l’azienda Barone Beneventano della Corte.
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