Peperoni e peperoncini non sono sempre stati come noi li conosciamo oggi. Nel tempo hanno subìto delle modifiche attraverso le rotte commerciali e le tradizioni culinarie. La storia di questi prodotti è stata ricostruita tramite l’analisi del Dna.
La rivista dell’Accademia americana delle scienze, Pnas, ha pubblicato i risultati di una ricerca che ha dimostrato l’evoluzione di peperoni e peperoncini attraverso i secoli. A portare avanti lo studio è stato un gruppo internazionale di esperti, guidato da da Pasquale Tripodi del Crea, il più importante ente di ricerca agroalimentare vigilato dal ministero delle politiche agricole, e da Nils Stein dell’Istituto tedesco Leibniz per la genetica delle piante e la ricerca sulle colture.
L’analisi ha preso in considerazione oltre 10.000 campioni di specie del genere Capsicum, sia coltivate che selvatiche, conservate in diverse banche genetiche di tutto il mondo. In questo modo è stato possibile verificare quanto le rotte commerciali e le tradizioni culinarie abbiano influito nell’evoluzione di peperoni e peperoncini attraverso i secoli.
“I risultati riflettono una visione del peperone come di un bene di valore culturale molto ricercato e negoziabile, che si è diffuso rapidamente nel mondo lungo le principali vie commerciali terrestri e marittime”, spiega Mark Timothy dell’Istituto Leibniz. “Un fattore importante per l’appeal iniziale del peperone è stato certamente il suo sapore pungente, soprattutto nei paesi europei dove le spezie piccanti erano rare e il pepe nero importato poteva raggiungere buoni prezzi”.
Le tipologie di peperoni collezionate nei cinque continenti presentano diverse similitudini. I prodotti riconducibili agli scambi commerciali lungo le regioni euroasiatiche della Via della Seta, per esempio, hanno caratteristiche simili, mentre quelle che accomunano le specie dell’Africa e del Sud America risentono dei traffici transatlantici del XVI secolo.
LEGGI ANCHE: Peperoncino italiano in crisi: import selvaggio, a prezzi stracciati e di bassa qualità
I ricercatori hanno infine scoperto che le regioni del genoma responsabili del gusto piccante sono distribuite in maniera non uniforme a livello globale. Da questo dato è possibile comprendere come i gusti culinari e le tradizioni delle diverse popolazioni hanno condizionato la diffusione delle varie specie nel mondo.
Lo studio fa parte di un più ampio progetto di ricerca sulla famiglia delle Solanaceae, denominato G2P-SOL e finanziato dall’Unione europea nell’ambito del programma Horizon 2020.
Immaginate una serata speciale, dove i profumi inebrianti della cucina stellata incontrano la magia di…
Saranno presentati a Palermo i risultati di tre anni di attività: l'incontro promosso dal Coreras
«Certo che da voi in Sicilia si mangia bene»! Il biglietto da visita dei Cugini…
E se il rosso del futuro venisse dalle colline saluzzesi, e fosse di un’uva di…
Al via il Taormina Food Expo 2024, dal 21 al 24 novembre, presso il Palazzo…
Manca poco all’XI edizione di Taormina Gourmet, che da quest’anno diventa “on Tour”. Uno dei più importanti…