Avete mai pensato a dei pastelli ecologici realizzati con gli scarti di cibo e innocui per la salute? Probabilmente sì, ma a realizzarli ci ha pensato una grafica giapponese. Ecco come sono nati gli Oyasai Crayons.
Pastelli e bambini sono un’accoppiata vincente. I piccoli amano colorare e disegnare, a volte anche al di fuori della carta e ci scappa qualche urlo quando li vediamo intenti a decorare le pareti di casa, ma sono piccoli incidenti perdonabili. Quello che invece diventa pericoloso è l’uso di sostanze, all’interno dei pastelli, che possono risultare nocive per la salute.
La grafica giapponese Naoko Kimura, pensando proprio ai suoi figli, ha creato una linea di pastelli ecologici con gli scarti di cibo all’insegna dell’economia circolare e senza rischi per la salute. Uno studio tedesco ha esaminato i pastelli più noti in commercio, trovando 15 tipologie sospette con coloranti pericolosi. Possono infatti contenere ammine aromatiche cancerogene derivanti da coloranti azoici, considerati poco costosi e facili da lavorare.
Naoko ha messo al bando sostanze chimiche nocive contenute spesso nei colori. Gli “ingredienti” dei Oyasai Crayns sono scarti di riso, frutta e verdura, mais, broccoli, peperone verde, ribes nero, patata dolce e tanto altro.
L’idea dell’eco-colore ha preso forma dal fai da te, trasformandosi in pochi anni in una vera e propria linea di pastelli a base vegetale che, tra l’altro, combatte gli sprechi.
Per dare il colore si utilizzano, infatti, l’olio di crusca di riso e le parti scartate di verdure e frutta, come foglie, bucce e steli. Scarti che a volte vengono uniti ad altri pigmenti di uso alimentare per migliorare ulteriormente la tonalità dei colori dei pastelli. Se il verde è il Cabbage per e foglie di cavolo esterne spesso scartate o lasciate a terra come compost, il rosso è Apple utilizzando le bucce eliminate, il giallo è Corn per gli scarti de mais e via dicendo.
Al momento gli Oyasai Crayons sono commercializzati in Giappone, Taiwan, Corea, Singapore, Hong Kong, Dubai e Stati Uniti.
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