L’ho già scritto e continuerò a scriverlo: la Loira è uno stato mentale, un modo di vedere le cose, di sentirle, di viverle. Uno stato mentale che nei vini diventa metafisico, per via di questa uva strana, ostinata e contraria che si chiama Chenin blanc.
Lo ammetto, sono ossessionato dallo Chenin blanc. Ma la mia è un’ossessione antica, tant’è che ancora mi stupisco che ci siano miliardi di esseri umani che riescano a vivere senza berlo. D’altronde ci sono anche esseri umani che pensano di essere vivi senza ascoltare Miles Davis.
Questo Savennières Roche Aux Moines del 2008 è uno Chenin blanc sensazionale. Dopo 14 anni presenta ancora una vita, uno slancio e un ottimismo fuori dal comune. Un’olfattiva di incredibile complessità, tra note di miele, balsamiche mineralità, sensazioni ossimoriche sulla carta ma che nel bicchiere si fanno armoniche ed elegantemente intense.
“A wine for the ages”, direbbero gli inglesi. Che una freschezza così, dopo un’olfattiva così, non si vede quasi mai. O almeno di rado, come il sole su Londra. È un vino per capire la poesia di quella che potremmo chiamare “ossidazione gentile“. Un vino per capire che i bianchi della Loira sono il futuro. Forse non il solo possibile, ma ci andiamo vicino.
Da degustare con una hit di quell’anno. Il pezzo si chiama Kids e loro erano (e ancora sono) gli Mgmt. La canzone è meravigliosa, senza tempo e poetica in ogni secondo. Proprio come questo vino.
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