La confusione è tanta nel mondo, e ancora di più in quello del gin, impazzano i gin super aromatizzati, dove nelle etichette, si citano migliaia di botaniche da nomi esotici, lontani, forse inesistenti, di certo poco riscontrabili. Invece, il gin, quello buono, non avrebbe bisogno di decine di botaniche più o meno esistenti, ma forse di quelle giuste, che si sentano nette e decise, in grado di restituire un luogo preciso, una vibe geografica.
E se la via giusta fosse quella, per gli Spirits del futuro e per fortuna (come in questo caso) anche del presente, ovvero quella di mettere il territorio dentro la bottiglia e non fuori, sull’etichetta soltanto? Forse viene da qui la scelta, coraggiosa di questi tempi, almeno di fare un “vero” gin: un London Dry, in direzione ostinata e contraria, cantava qualcuno, dove il mantra dell’eccesso botanico sembra tenere banco in modo inequivocabile. Coraggioso anche farlo davvero siciliano, con ingredienti che di filiera, dove l’entroterra siculo non sia solo un flatus vocis da comunicato stampa, ma una vera sensazione olfattiva, presente ed incontrovertibile.
London dry ovviamente non deve venire da Londra ma è sancito da un disciplinare specifico che implica l’assoluta naturalità delle botaniche presenti, e il divieto di addizione di elementi esogeni dopo la distillazione, botanici, e coloranti che siano, insomma il gin come nasce, il gin quello puro, vivo e vero e per questo, troppo spesso relegato ai margini della coolness, nella sinistra categoria dei gin “da miscelazione”. E invece questo TNT London Dry Gin di Distilleria Bruccoleri potrebbe farvi scoprire che, forse, il London Dry ben fatto è un’emozione pura, un mondo più bello e pulito, dove le cose sono semplici intense e bellissime.
Distillato di grani antichi siciliani, e assieme botaniche isolane, come ginepro dell’Etna, carciofo di Niscemi e agrumi della conca d’oro, questo gin regala un ventaglio olfattivo di sensazioni freschissime, dichiaratamente campestri, che sanno d’aria aperta e di libertà.
Lavorazione altamente artigianale con alambicco discontinuo di rame alimentato a legna, slow, qui per una volta non mi sembra un termine abusato, per una visiva limpida e vibrante lontana dalle caricaturali colorazioni del hic et nunci spiritista, a cui si accompagna un olfatto dove Mediterraneo e aria di montagna convivono in equilibrio splendido, col ginepro e il carciofo delicati ad aprire e l’agrume piacevolmente a chiudere.
Al palato un ingresso all’insegna dall’eleganza e del fascino discreto dell’equilibrio, bella cosa in questi tempi polarizzati ed estremi, un sorso caleidoscopico in cui nessuna delle sensazioni smania di protagonismo e in cui ogni frame, ed ogni sussulto gustativo trovano la giusta integrazione reciproca, insomma il mondo che sarebbe bello che fosse, almeno in questa bottiglia esiste.
Forse abbiamo il gin del futuro, è made in Niscemi, (https://en.wikipedia.org/wiki/Niscemi) si ispira (molto bene) al passato è un London Dry dopotutto (!) e lo fa suo con uno slancio territoriale che dove l’intensità non mai urlata ma suggerita, dove il fascino lo danno i dettagli e la definizione, e la bellezza è sempre, prima di tutto, eleganza. Un gin da scoprire, per chi vuole (ancora) emozionarsi in modo umano, naturale e bellissimo, secondo me, siamo in tanti.
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