Il “noma” chiude? Non proprio, ma si trasformerà: ecco i progetti di Redzepi

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La notizia dell’imminente chiusura di noma, da molti considerato il migliore ristorante del mondo, ha letteralmente sconvolto il mondo dell’alta ristorazione. Ma siamo sicuri che sia davvero questo il futuro che attende il super chef René Redzepi e la sua brigata? Non proprio.

“Cari ospiti, colleghi e amici, l’inverno 2024 sarà l’ultima stagione di noma come lo conosciamo. Stiamo iniziando un nuovo capitolo; noma 3.0 – si legge in una nota pubblicata sul sito del ristorante – Nel 2025, il nostro ristorante si sta trasformando in un gigantesco laboratorio, una pionieristica cucina di prova dedicata al lavoro di innovazione alimentare e allo sviluppo di nuovi sapori, che condividerà i frutti dei nostri sforzi più ampiamente che mai”.

Non chiusura, quindi, ma trasformazione: “In questa fase successiva, continueremo a viaggiare e cercare nuovi modi per condividere il nostro lavoro. C’è un posto nel mondo in cui dobbiamo andare per imparare? Quindi faremo un pop-up noma. E quando avremo raccolto abbastanza nuove idee e sapori, faremo una stagione a Copenaghen. Servire gli ospiti farà ancora parte di ciò che siamo, ma essere un ristorante non ci definirà più. Invece, gran parte del nostro tempo sarà dedicato all’esplorazione di nuovi progetti e allo sviluppo di molte più idee e prodotti”.

Una nuova idea per un nuovo modo di intendere l’esperienza culinaria: “Il nostro obiettivo è creare un’organizzazione duratura dedicata al lavoro pionieristico nel settore alimentare, ma anche ridefinire le basi per un team di ristoranti, un luogo in cui puoi imparare, puoi correre dei rischi e puoi crescere! Abbiamo passato gli ultimi due anni a pianificare e siamo pronti per i prossimi anni a realizzare il nostro obiettivo”.

Come noto, noma da anni è presente nella top ten del “The World’s 50 Best Restaurants” e non è certo nuova a queste “rivoluzioni”. Dopo l’apertura nel centro di Copenaghen nel 2003, noma chiuse nel 2016 per riaprire nel 2018 in una zona meno centrale e più “verde”. Insomma, c’è qualcosa di più dietro la scelta di Redzepi di reinventarsi. Non è solo l’innegabile difficoltà nel rendere sostenibile economicamente un ristorante così complesso e orientato alla perfezione, ma c’è la volontà di vivere nuove esperienze e cercare nuove fonti di ispirazione.

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