Botaniche autoctone rare, l’esperienza solida di una delle più antiche distillerie italiane, la distilleria Brunello, le premesse per un gin di alta qualità ci sono tutte e infatti l’assaggio conferma e anzi supera le aspettative, scusate lo spoiler.
Un gin che già dal design vuole ricordarci di essere figlio uno dei luoghi più affascinati al mondo, la Valle dei Templi di Agrigento, della quale vuole replicare in bottiglia il fascino senza tempo e l’energia elegantemente arcaica e sublime.
Al naso siamo dalle parti del Distilled gin o per i meno boomer New Western gin. Si sentono tanto le botaniche al naso. Per quelli che amano complessità e intensità c’è tanto, davvero. Il metodo di produzione artigianale che parla di botaniche disidratate a macerare con alcol di cereali di filiera italiana, regala una definizione quasi in HD delle (ben) 16 botaniche presenti in questa bottiglia.
Partendo dalla prevedibile, ma non per questo scontata, parte agrumata (scorze di limone e arancia), la componente olfattiva di questo gin vola alto, tra fico d’India, foglia d’ulivo e una meravigliosa mandorla a fare da sensualissima cornice a questo complesso affresco di profumi meravigliosamente armonici. Un naso orchestrale, potremmo definirlo, dove nessuna sensazione svetta troppo sulle altre, a turbare l’equilibrio avvolgente di questo gin.
Al palato morbidissimo in ingresso, si distende però con una bella verticalità in cui la mandorla croccantissima resta la cifra distintiva ma che nella parte centrale del sorso non rinuncia ad una notevole vena speziata, che guida il sorso verso un finale lungo e piacevolmente teso.
Un gin contemporaneo, mediterraneo, in grado di piacere a tutti quelli che amano emozioni complesse ma non criptiche. Un gin immediato solo all’apparenza, le cui sfaccettature olfattive e l’entusiasmante dinamica gustativa restano impresse a lungo nel palato e nella memoria. Un grande gin, nel design e nella bottiglia, un prodotto per il quale per una volta la definizione di eccellenza è del tutto meritata.
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