Uno champagne ‘sospeso’ come un vecchio pezzo indie underground di una band scomparsa, il
“Il Nucleo. Il
Brut Reserve di Orban è, appunto, sospeso tra i fan del blanc classico (rotondo inebriante e sexy) e gli integralisti del pinot nero (della tensione, della verticalità a tutti i costi). Orban, come il
buffalo bill di De Gregori, scarta di lato, tra la vita e la morte, sceglie l’
America. Non è uno
chardonnay in purezza, non è un
pinot nero: è un 100%
pinot munier che ti accoglie con questa mela verde al naso che fa così poco champagne ma che risulta favolosa. Perchè sì, forse il
pinot meunier è forse sempre quella terza via possibile nelle dicotomie. È, in questo senso, se non il futuro, quantomeno la via più moderna possibile. Considerata per troppo tempo uva da taglio, adesso, come tutti gli
underdog, ha il suo posto al sole anche se è sempre un freddo sole nordico, a bassa intensità. Uno
champagne per chi sa o crede di saper sognare, che non segue schemi. Un grande spuntante che fa della verità il suo pregio ed in questo è, purtroppo, poco contemporaneo. Fa della beva facile, ma mai banale, il suo credo. È questo è molto moderno. Un vino lunghissimo, intenso, ricco, come è tipico dei
Blanc de noirs. In realtà questo vi somiglia poco, perché l’intensità da queste parti non è mai celebrale ma è sempre fisica, corporea, inalienabile. A chi non ha mai bevuto
Orban posso dire solo che è uno champagne che non assomiglia a nessuno. Appaga fisico e mente: è il più intellettuale degli champagne fisici ed il più fisico degli champagne intellettuali: insomma, un’utopia da bere! Lo abbino a “
Cerchi con il fumo” di
Coez e Neffa, perché è un pezzo con una strana, dissonante armonia, Proprio come questo vino. Cheers.