Il Barolo frena ma non crolla, vendite su del 3% nel primo semestre 2020

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Il Barolo aveva iniziato bene l’anno con un aumento delle vendite del 10%. Poi gli effetti del lockdown e le ristrettezze che hanno limitato l’export hanno avuto un impatto notevole sul mercato di settore. Secondo i dati diffusi dal Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, però, nel primo semestre del 2020 si è registrata comunque una crescita delle vendite del 3%, rispetto allo stesso periodo del 2019.

Il Barolo frena a causa del lockdown e dei limiti Usa per l’export

La diffusione dell’emergenza sanitaria a livello globale, con la conseguente chiusura di ristoranti e frontiere ha segnato il comparto del vino, così come tutti i prodotti del nostro agroalimentare. Se a questo aggiungiamo le ristrettezze subite dall’export, soprattutto quelle imposte dagli Stati Uniti, si delinea un quadro dal quale sembra quasi impossibile uscirne in positivo.

Il Barolo, però, ce l’ha fatta. Nonostante tutto, nel primo semestre 2020, ha registrato un aumento delle vendite del 3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.  Sono questi, infatti, i numeri che il Consorzio di tutela ha fornito per aggiornare la situazione di mercato del Barolo Dogc. Un chiarimento reso necessario da alcune rilevazioni che nelle scorse settimane erano state erroneamente diffuse.

Per quanto riguarda il valore dello sfuso, il prezzo al litro varia dai 5,50 euro ai 6 euro. La flessione in questo caso è di circa il 15-17% rispetto allo stesso periodo del 2019. “Un valore – spiegano dal Consorzio – in linea con la situazione post-pandemica di molte altre denominazioni di pregio”, a partire dal Brunello. Quello che conta, però, è che la cifra sia nettamente diversa dal calo del 40% riportato dalla stampa di settore, sulla base dei precedenti dati.

Le giacenze, invece, rispettano il trend degli ultimi anni. “Anche le giacenze, considerato il periodo di invecchiamento obbligatorio richiesto dal disciplinare, risultano in linea con la media degli ultimi anni”, dice ancora il Consorzio, per il quale “le condizioni in cui si trova la denominazione non hanno per il momento richiesto interventi tempestivi”.

Barolo, il Consorzio dice “no” alla riserva vendemmiale del 10%

L’assemblea dei soci produttori di Barolo aderenti al Consorzio di tutela, inoltre, ha deciso di non introdurre la riserva vendemmiale del 10% proposta dal consiglio di amministrazione del consorzio stesso. “Il Consorzio e il suo Consiglio di Amministrazione analizzeranno con attenzione sia l’evolversi della situazione commerciale sui vari mercati, sia i dati post-vendemmia, sempre nell’ottica di preservare la buona salute della Docg”, conclude l’organismo presieduto da Matteo Ascheri e diretto da Andrea Ferrero, con riferimento anche all’adozione di tali misure restrittive, proposte per contrastare il rischio di crisi nelle future vendite del prodotto.

Il Consorzio di Tutela corregge, quindi, i numeri sulla denominazione circolati nelle ultime settimane. Nonostante rimanga l’apprensione per le incertezze dello scenario mondiale e, in particolare, per la situazione degli Stati Uniti, la vigna avanza speditamente.

Le valutazioni sulla prossima vendemmia, infatti, sono migliori. Fanno seguito ad un’annata che nei vigneti degli undici comuni ricompresi nel disciplinare della Dogc non sembra abbia subito gli stessi colpi. Una valutazione definitiva, al momento, è prematura. Intanto, però, la giusta dose di piogge e le escursioni termiche tra il giorno e la notte fanno ben sperare per una raccolta potenzialmente ricca, sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo.

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