La pizza è forse l’alimento italiano più diffuso e più imitato al mondo. Alta, bassa, tonda, quadrata, non importa: tutti amano la pizza. Eppure spesso dopo averla mangiata avvertiamo uno spiacevole senso di malessere. Il più delle volte si addita il lievito come causa scatenante del gonfiore allo stomaco, ma ci sono tanti altri elementi a cui bisogna prestare attenzione per dichiarare che quella che abbiamo davanti sia una “buona pizza”. Per riconoscerla, ecco un semplice vademecum suggerito da welovelievito.it, sito promosso dal Gruppo Lievito da zuccheri di Assitol, Associazione dell’Industria olearia italiana.
Simbolo per eccellenza del Made in Italy, la pizza è una vera e propria passione per gli italiani, testimoniata dall’aumento dei consumi, soprattutto in estate. Durante il lockdown scaturito dall’emergenza sanitaria per la pandemia, in molti hanno riscoperto il piacere di preparare la pizza in casa. L’ingrediente che è andato a ruba più di tutti è stato il lievito, necessario nella preparazione dell’impasto, ma sicuramente non ne è il protagonista.
La pizza è un alimento apparentemente semplice, ma a volte presenta problemi di digeribilità. Per realizzarla occorrono farina, acqua, un pizzico di sale e lievito. Proprio quest’ultimo è considerato la causa del senso di gonfiore che spesso si avverte dopo aver mangiato una pizza.
I segreti per riconoscere una buona pizza: lievitazione, cottura e condimento
Il portale welovelievito spiega in che modo capire se abbiamo scelto il posto giusto in cui mangiare la pizza. Innanzi tutto bisogna fare attenzione all’aspetto, partendo dalla forma che, secondo gli esperti, deve essere tondeggiante. Occhio poi alle cosiddette “bolle”, ovvero gli alveoli, chiaro segnale di una pizza lievitata a regola d’arte, nel rispetto dei tempi giusti, che renderanno più digeribile la nostra pizza. È specificato che “gli alveoli devono essere tondi, ma non presentarsi in quantità eccessiva”.
Si passa poi a verificarne la cottura. Se l’impasto della pizza ci sembra umido all’interno, vuol dire che non è ben cotta. Allo stesso tempo dovremmo diffidare dagli impasti troppo bruciacchiati. Andiamo poi all’impatto con il palato. La pizza deve essere facile da mangiare, o, come spiegano ancora gli esperti, “deve sciogliersi in bocca”. Se ci sembra gommosa e difficile da masticare, sarà sicuramente anche difficile da digerire.
Fondamentale la scelta del condimento. Bisogna fare attenzione, infatti, alla dose di sale che può provocare “una sete fastidiosa, spesso accompagnata da ritenzione idrica con possibili gonfiori”.
Da non trascurare anche la giusta lievitazione “perché, se ben eseguita – viene spiegato – rende più digeribile e leggera la pizza”. Gli esperti ricordano anche che la sensazione di gonfiore che si avverte dopo aver mangiato una pizza, non è necessariamente sintomo di un’intolleranza al lievito. Questo, infatti, agisce sull’impasto, ma esaurisce la sua funziona durante la cottura. Non è vero quindi che la pizza continua a lievitare nel nostro stomaco.
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