Come cucinare le chiacchiere di Carnevale, 3 errori da evitare

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Il Carnevale, come ogni ricorrenza, porta con sé una tradizione di prelibatezze da portare in tavola. Regine indiscusse della festa sono le chiacchiere. Di regione in regione, cambiano i nomi ma una cosa è certa: le chiacchiere devono essere leggere, gonfie e non unte. Ecco allora i 3 errori da evitare se volete cucinare le chiacchiere perfette.

Come cucinare le chiacchiere di Carnevale, 3 errori da evitare

Per cucinare le chiacchiere di Carnevale ognuno ha la sua ricetta. Quando si tratta di cibi della tradizione, spesso, si crede di possedere la formula magica per un risultato perfetto.

A volte capita però di ottenere delle chiacchiere unte, piene di olio, pesanti da digerire. Una tragedia per il palato. Se davvero volete ottenere delle chiacchiere perfette, leggere e gonfie, dovete assolutamente evitare questi errori.

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1.Scegliere la farina sbagliata

Quando si preparano delle pietanze a base di farina, la scelta non è mai indifferente. Esistono infatti diversi tipi di farina e ognuno si adatta a ciò che stiamo realizzando.

La prima cosa da fare quando si vogliono preparare questi tipici dolci di carnevale è scegliere la farina giusta: debole o forte? Quando si parla di “forza” della farina, si intende la sua capacità di assorbire liquidi mentre si prepara l’impasto e, mentre questo lievita, di conservare l’anidride carbonica.

Quando vi apprestate a cucinare le chiacchiere, ricordate che con una farina forte, ricca di glutine, otterrete un risultato più morbido. Con una farina debole, invece, le vostre chiacchiere saranno più friabili. Questione di gusti, ma se volete che siano perfette per voi, fate attenzione alla farina che scegliete.

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2.Le pieghe giuste

Ottenuto il vostro impasto, dovete passare alla stesura della pasta per realizzare le chiacchiere. Se volete un risultato leggero e ricco di bolle, dovete prestare attenzione alle pieghe che fate quando stendete.

Dal momento che è opportuno avere chiacchiere dello stesso spessore, in molti si aiutano con una macchina per stendere la pasta. In alternativa, potete usare il tradizionale mattarello. Ricordate però di infarinare per bene sia il mattarello che il piano di lavoro.

Nell’uno o nell’altro caso, il consiglio per un buon risultato è quello di ripiegare l’impasto più volte su se stesso durante la fase di stesura.

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3.La frittura: temperatura e scelta dell’olio

C’è chi le cuoce in forno, ma diciamoci la verità: le chiacchiere fritte sono impareggiabili. Ecco quindi che la fase della frittura assume un’importanza fondamentale per un risultato perfetto.

Uno dei casi peggiori è quello in cui le chiacchiere sono unte, piene di olio e decisamente difficili da digerire. Dal piacere alla catastrofe. Evitarla, è possibile.

Innanzitutto è consigliabile usare olio di arachidi per ottenere la giusta doratura e croccantezza. Se non avete la friggitrice, potete usare una padella dai bordi alti. Non dimenticate, poi di cambiare l’olio a metà cottura per evitare si scurisca troppo, contaminando anche il colore delle vostre chiacchiere. E siate di mano larga per evitare che si attacchino al fondo della padella.

Quando l’impasto è stato steso e tagliato a dovere, aspettate il momento giusto prima di immergerlo nell’olio. La temperatura ottimale è di 176 gradi. Con un termometro da cucina sarà facile capire quando l’olio li ha raggiunti.

In alternativa, i vecchi metodi della nonna vengono in nostro aiuto. Provate con una piccola dose di impasto.  Se tende a rimanere sul fondo, vuol dire che l’olio è ancora troppo freddo. Al contrario, se l’impasto si scurisce immediatamente ai bordi, vuol dire che è stata notevolmente superata la temperatura e otterrete un prodotto bruciacchiato.

Se invece l’impasto torna a galla subito, gonfio e dorato, allora è il momento giusto per friggere le vostre chiacchiere. Ricordate di girarle almeno un paio di volte e di non aggiungerne troppe contemporaneamente nella padella. 

Una volta scolate, non vi resta che aggiungere zucchero a velo e gustarle.

Immagine di copertina di Hebi B. da Pixabay

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