Non ho pensato quasi mai a Siracusa come terra di grandi bianchi. Troppo a sud, qualunque cosa voglia dire, troppo… altrove. I vini bianchi che “vanno” per ora, nel tardo capitalismo antropocenico, sono esili e con poco sole dentro. Battimare, di Losi Vigne Migranti, è un vino strano, un blend che non ha ancora una storia, ma che sarà in grado di crearla. Questo perché, forse, i vini nuovi, come tutte le cose che hanno a che fare col futuro, bisogna sempre immaginarle prima.
Pinot bianco, in nome delle radici toscane della famiglia, e Carricante da quella Catania dove il padre si trasferì da bambino insieme alla famiglia. Un ibrido strano, un blend inedito, audace sulla carta e molto meno, come spesso accade, se si assaggia.
Quasi acerba la visiva, ma con una luce sorprendente considerando la sua giovane età e il fatto che è, a tutti gli effetti, un esordio assoluto, un “rookie”, una specie di Victor Wembayama. Il Pinot bianco lo senti al naso, fresco, intenso, mai stucchevole, col carricante che smorza le note troppo bianche. Molto contemporaneo questo naso woke.
Battimare, il bianco ragusano che non c’era
Al palato è, almeno per chi fa il mio lavoro, inedito. Forse i vini territoriali del futuro sono quelli che traslano nel bicchiere uve che non c’erano. Guardare al futuro forse è scrivere storie nuove su terroir antichi. Al palato, si diceva, attacco da Carricante, progressione indolente e sudista da Pinot bianco. Un vino che sembra un blues e forse lo è.
Ingresso fresco, sapido, intenso e un allungo che rinuncia alle intransigenze che normalmente si associano al Carricante, almeno a certe latitudini. Chiude ecumenico, non sereno, ma forse “risolto” in un gran finale in dolce crescendo.
Forse non un vino che mancava, ma di sicuro un vino che non c’era. Potremmo definirlo “il miglior bianco siciliano di cui non avevate mai sentito parlare”. Teniamo d’occhio il progetto Losi Vigne Migranti, meticcio per storia, cosmopolita per vocazione, nuovo solo per età anagrafica: primo millesimo assoluto. Per ora, non solo per la Sicilia, matricola dell’anno.
Un vino da bere ascoltando la regina del soul jazz inglese: Zara Macfarlane. Il pezzo si chiama Everything is connected. Proprio come in questo vino.
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