Premiato come Miglior Amaro al mondo ai World Liqueur Awards 2020, e recentemente insignito anche dei Premi World’s Best Herbal e Best Italian Herbal 2021, è l’Amaro Rupes, dal carattere inconfondibilmente calabrese. Deve il suo nome alla rupe nelle vicinanze di Roccella Jonica, dove, a fine Ottocento, l’avo dell’odierno proprietario preparava l’amaro clandestinamente.
Gusto deciso, ma raffinato, l’Amaro Rupes racconta un territorio e le sue eccellenze, grazie alle trenta erbe officinali e aromatiche del luogo raccolte a mano, tra cui spiccano il finocchietto selvatico, le radici di liquirizia calabrese e l’alloro.
Nella motivazione del premio viene descritto come classico all’olfatto e gusto, con sfumature di erbe, lascia al palato una morbidezza composita. Sentori di cioccolato allo zenzero e un’amarezza contenuta lo rendono ricco e allettante.
La metodologia a freddo prevede l’infusione di queste componenti botaniche in una soluzione idroalcolica per almeno venti giorni, in grandi tini d’acciaio e la successiva riduzione della gradazione alcolica, mediante l’aggiunta di acqua e zucchero.
La macerazione consente di estrarre pienamente le proprietà delle erbe, conferendo all’Amaro Rupes freschezza, persistenza di gusto, carattere e gradevolezza al palato. Tale processo consente, inoltre, di estrarre i principi attivi amari che stimolano la digestione.
Un piacere da gustare in relax dopo i pasti o per serate da meditazione. Anche in miscelazione, con acqua frizzante o ghiaccio. Su tutto, il forte legame con il territorio: la storia e la ricetta dell’Amaro Rupes – nel portfolio distributivo italiano di Rinaldi 1957 – sono tramandate di generazione in generazione. La nascita dell’amaro, infatti, si collega al periodo dell’Unità d’Italia, pervasa dai moti carbonari. Tutto ha avuto inizio, infatti, intorno alla prima metà dell’Ottocento, ai piedi della famosa rupe di Roccella Ionica, anticamente nota come Amphisya.
In questo luogo isolato, un giovane di nome Vincenzo, capostipite della famiglia Errigo, di notte distillava le erbe officinali raccolte ai piedi della parete rocciosa e, di nascosto, vendeva gli infusi agli amici più fidati. Gli ingredienti utilizzati e la modalità con cui realizzava il suo liquore sono racchiusi in una ricetta segreta, tramandatagli dalla madre.
Una notte, durante una distillazione, conosce Pietro, giovane avvocato del luogo, che, a pochi passi, si riunisce con un gruppo di intellettuali patrioti, precursori dei moti carbonari. Vincenzo, inizialmente diffidente, pur non sapendo nulla degli argomenti di discussione del gruppo, accetta di far provare il suo infuso ai giovani: ogni tanto sente in lontananza Pietro chiamare il liquore ‘Rupes’, mentre insieme ai suoi amici alza il calice esclamando ‘Evviva la libertà’, ‘Evviva la Patria’.
Da lì a poco, Pietro e i suoi amici vengono giustiziati pubblicamente e Vincenzo non sa dare una spiegazione a quelle morti. Custodisce gelosamente il segreto di quegli incontri notturni e, per paura, smette di produrre il suo Rupes. Il tempo passa e, prima di morire, strappa una promessa al figlio, dopo avergli raccontato di quei giovani e del loro sogno di libertà.
La ricetta dell’amaro dovrà essere tramandata, ma il racconto di quelle riunioni dovrà rimanere un segreto, almeno per un secolo. La promessa viene mantenuta e la ricetta viene custodita gelosamente e tramandata di padre in figlio, per quattro generazioni.
Colore: ambrato
Profumo: spiccate note erbacee in cui dominano il finocchietto selvatico e la liquirizia
Palato: fresco, grazie alle note di alloro, persistente e con una buona carica amara, dovuta alle erbe e alla non eccessiva quantità di zucchero
Finale: lungo e persistente, grazie alla liquirizia, esaltatore naturale di gusto
Volume: 28%
Formato: 70 cl e 100 cl
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