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I datteri di mare e la devastazione dei Faraglioni di Napoli, l’allevamento come “exit strategy”
31 Mar 2021 08:10

Un nuovo disastro ambientale è in corso presso le coste della Campania. Arrestati i componenti di due organizzazioni criminali che per procurarsi i prelibati datteri di mare hanno devastato l’ecosistema marino del Golfo di Napoli, creando danni consistenti ai Faraglioni di Capri. I PM si sono avvalsi anche di un gruppo di esperti, coordinati dal professor Giovanni Fulvio Russo e da Marco Sacchi dell’Ismar-Cnr, per comprendere cosa avveniva sotto acqua. Il volume di affari dei due gruppi, uno napoletano e l’altro tra Castellammare e Capri, era grande, visto che i datteri costano dai 40 ai 200 euro al chilo e che due dei capi del gruppo napoletano in pochi mesi hanno commercializzato 8 quintali di questo prodotto illegale ma molto ricercato.

Nonostante il divieto assoluto di pesca, i pescatori di frodo continuano a raccogliere e a vendere sottobanco i datteri di mare a peso d’oro e sono frequenti le operazioni di sequestro da parte della Guardia di Finanza. Considerati una vera e propria prelibatezza, e gettonatissimi nelle zone costiere per preparare sofisticate ricette, i datteri di mare sono però considerati specie protetta, motivo per cui in Italia e in altri paesi è vietato pescarli, venderli e mangiarli.

Ciò è dovuto al modo e alle tempistiche con cui si sviluppano questi molluschi, che fa sì che l’unico modo per catturarli sia distruggere le rocce in cui vivono. Non sono una specie in via di estinzione, ma la raccolta dei datteri di mare è così distruttiva per l’ambiente che la legge è intervenuta per proibirla. Pratica legale fino al 1998, con il DM 16 ottobre 1998 l’Italia ha messo fuori legge la pesca del dattero di mare, per gli altri paesi europei si è dovuto aspettare il 2006, estendendo il divieto anche al commercio, alla detenzione e al consumo. La raccolta dei datteri di mare è un vero e proprio prelievo forzoso che necessita di martelli pneumatici, pinze per estrazione e picozze per rompere la roccia, fino agli esplosivi, nei peggiori dei casi.

Questa attività danneggia irreversibilmente il litorale di natura calcarea e i fondali. Un ristorante rischia la chiusura e può diventare l’ultimo anello di un sistema creato da un’organizzazione criminale strutturata come quella fermata in Campania. L’arresto dei colpevoli, grazie alla costanza e alla sinergia con gli esperti della Guardia di Finanza, ha fatto notizia per qualche giorno ma poi, come già successo in passato, tutto è già stato dimenticato. Tuttavia, anche per i ristoratori e gli appassionati di datteri di mare sembra esservi una buona prospettiva futura, grazie all’allevamento controllato, sostenibile e di qualità. In Puglia è stato messo in atto un progetto di un allevamento che si occupa solo del “Dattero Bianco”, una specie a crescita rapida.

Se il procedimento andrà a buon fine, presto potremo tornare ad assaporare legalmente questa prelibatezza che sin dai tempi dei romani era considerato un piatto prelibato ed evitare di assistere a scene drammatiche e distruttive come quelle accadute a Capri. Anche per tale episodio, Marevivo ha chiesto con un appello pubblico di inserire nel Comitato Interministeriale alla Presidenza del Consiglio per la Transizione Ecologica (CITE), una consulta che metta insieme i dicasteri che hanno competenza sui temi del mare. Salvaguardare l’ambiente e rafforzare la tracciabilità del food di qualità è una priorità così come la protezione del Mar Mediterraneo. Dalla dismissione del dicastero della Marina Mercantile i temi legati al mare, come la pesca, il turismo e la conservazione del patrimonio naturale, sono stati divisi tra sette ministeri e non esiste più una politica forte ed integrata per la salute del mare e per la sicurezza del food marino che mangiamo quotidianamente. 


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