Il settore dell’Agrifood si muove verso l’innovazione. Le ultime tendenze spingono le imprese agricole verso una doppia sfida. Da un lato cercano di essere competitive, dall’altro puntano alla sostenibilità. Due obiettivi che spesso non vanno d’accordo ma che possono essere raggiunti grazie alla tecnologia.
Agrifood verso competitività e sostenibilità, ma servono innovazione e tecnologie
Il periodo storico in cui viviamo ci costringe a rivedere il nostro modo di vivere. Non avevamo previsto la pandemia di Coronavirus, per esempio, ma avremmo potuto evitare i cambiamenti climatici che stanno investendo l’ambiente. Le nostre azioni, infatti, hanno delle ripercussioni anche sulla natura e il mondo che ci circonda.
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Il settore dell’Agrifood è uno di quelli che più di altri deve porre attenzione a questi fattori. Se aggiungiamo anche la concorrenza internazionale e l’European Green Deal, allora sembra che il cambiamento sia d’obbligo per sopravvivere. Ecco perché le imprese agricole mirano sempre di più ad essere competitive e sostenibili.
La sostenibilità e la competitività, però, sono due obiettivi che spesso non vanno d’accordo. L’unico modo per vincere questa doppia sfida è affidarsi all’innovazione e alle nuove tecnologie anche in campo agricolo.
Si va dalle nuove tecnologie di evoluzione assistita (TEA) all’agricoltura di precisione e 4.0, ma i gap da colmare per arrivare ad una diffusione nel settore sono ancora tanti. Le infrastrutture non sono adeguate, i costi sono spesso elevati, la normativa non è chiara in merito e poi sembra anche che “culturalmente” non siamo pronti a questa sfida.
Il ruolo dei consumatori
A questo bisogna aggiungere la “diffidenza” dei consumatori. La survey Nomisma-Agrifood Monitor realizzata in partnership con Crif ha messo in luce come i preconcetti verso l’innovazione in agricoltura (e il cibo prodotto) derivano più dalla mancanza di una corretta comunicazione/informazione che da forme di “integralismo alimentare”.
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Per il 45% degli italiani, i prodotti agroalimentari derivanti da aziende “tradizionali” vengono percepiti – a prescindere dall’effettivo consumo – di qualità superiore rispetto a quelli delle aziende più avanzate dal punto di vista tecnologico.
I cambiamenti climatici e la necessità di attività produttive più sostenibili sono tematiche molto sentite. Ecco perché il 54% dei consumatori reputa necessario un cambio di rotta per gli agricoltori italiani. Per affrontare la doppia sfida di competitività e sostenibilità, la strada giusta passa da investimenti e innovazione.
Certo, non mancano gli irriducibili, quelli disposti a pagare di più pur di continuare ad avere prodotti da contadini meno avvezzi alla tecnologia (18%). C’è anche un 13% si dice pronto a cambiare la propria dieta introducendo alimenti “alternativi” (come gli insetti o le alghe) e un 5% disponibile a consumare cibi creati in laboratorio. Infine un 10% indifferente all’origine territoriale e incline ad acquistare prodotti stranieri.
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