Il 2020 è l’anno nero della ristorazione. Il Covid ha causato perdite consistenti sia nel settore del food&beverage che nel turismo: il 62% delle imprese attive nell’alloggio e ristorazione è a rischio chiusura e 800 mila occupati sono a rischio. I dati Istat sull’andamento dell’economia parlano chiaro: occorre un’iniezione di liquidità nel settore che riesca, seppur minimamente, a rialzare le sorti della ristorazione.
Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare
«Il 2020 è stato l’anno nero anche per il food&beverage. Siamo andati meglio, è vero, rispetto al manufatturiero contenendo le perdite di fatturato a -5% ma le aziende vivono di redditività. E ne stiamo perdendo tanta con la crisi di ristorazione e turismo, per questo chiediamo aiuti a fondo perduto per ristorazione e in generale settore horeca e turismo». Questo l’appello del numero 1 di Federalimentare, Ivano Vacondio, in occasione dell’inaugurazione di Cibus Forum, alle Fiere di Parma. Al governo chiede non solo interventi a pioggia ma il coraggio di fare delle scelte. Il food&beverage durante il semestre della pandemia ha dimostrato la sua forza, con crescite del 7% negli hard discount e nella grande distribuzione.
“C’è bisogno – ha precisato – di almeno 1,5 miliardi di euro se si vuole tenere in piedi l’horeca e il turismo enogastronomico: finanziamenti che in questo caso sarebbero veri e propri investimenti con conseguenze positive su tutta la filiera, dai produttori al consumatore finale, e quindi al Paese con i suoi consumi interni”.
Teresa Bellanova
Intanto il ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, durante un incontro con imprese agricole e associazioni di settore, ha fatto sapere che in questi giorni si sta discutendo una norma per porta 600 milioni di euro alla ristorazione. Pizzerie e ristoranti, in sofferenza negli ultimi mesi, potrebbero così ricevere 5 mila euro a fondo perduto “per acquistare prodotti che devono essere esclusivamente made in Italy”.
“Questo – ha aggiunto il ministro – dà una risposta a due problemi: quello dei ristoratori che rischiano di non aprire e dall’altro da una risposta alle imprese agricole dell’agroalimentare, della pesca e dell’acquacoltura che hanno prodotti di eccellenza che vengono consumati soprattutto nei luoghi della ristorazione”.
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