L’alta ristorazione è fatta non solo di buon cibo ma anche di accoglienza cortese e sorrisi. Come ogni altro settore, ha dovuto adattarsi alle restrizioni per limitare i contagi di coronavirus. Non tutti, però, riescono con facilità ad accettare le nuove abitudini, pur rispettando le regole. È il caso dello chef Filippo La Mantia, che con rassegnazione afferma: “Eseguo gli ordini in modo militare. Un altro lockdown sarebbe la ghigliottina“.
Le restrizioni per limitare i contagi da coronavirus hanno cambiato le abitudini degli italiani. Nessun contatto fisico, niente assembramenti e soprattutto indossare sempre la mascherina. Questa piccola copertura per naso e bocca è diventata parte del viso di ognuno di noi: non possiamo farne a meno.
“Mi sento disarmato, rassegnato, ma non sconfitto. Ormai vivo alla giornata. Eseguo gli ordini in modo militare. La mascherina non la dobbiamo togliere più ma saldare sul viso. E se nel nostro lavoro i sorrisi determinavano l’accoglienza oggi dobbiamo imparare a leggere gli occhi”. Con queste parole lo chef La Mantia commenta all’Adnkronos le ulteriori probabili restrizioni del Governo nel settore ristorazione.
Siciliano, titolare di “Oste e cuoco“, ristorante a Piazza Risorgimento, nel cuore della Milano che conta, lo chef La Mantia fa sapere che l’anno prossimo cambierà posto. “Siamo già stati penalizzati dal calo dei coperti e dei fatturati, calati del 45%, pur dovendo sostenere le stesse spese. Avremmo dovuto immaginare la possibilità di ulteriori restrizioni. Anche se noi cosa possiamo fare di più? – domanda – Il virus va fronteggiato in modo militare, certo, ma un altro lockdown sarebbe ‘la ghigliottina’. E mi chiedo: Annunciano rincari del 18,5% dell’energia elettrica. Ma è chiaro a tutti che se non ci mettiamo tutti in linea non ne vale più la pena? Falliamo tutti”.
Immagini dalla pagina Facebook “Cuoco Filippo La Mantia” e dal sito Filippo La Mantia
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