È tempo di bilanci per la cantina Curatolo Arini, azienda produttrice di Marsala la cui nascita risale al 1875. La cantina marsalese, fondata da Vito Curatolo, ha appena concluso la vendemmia che, grazie al buon vento siciliano, ha dato i risultati sperati. E ciò nonostante la siccità invernale e le scarse piogge primaverili.
“I mesi estivi sono stati molto caldi ma ventilati – dice Nino Reina, enologo di Curatolo Arini. Il vento di Ponente durante le ore più calde della giornata, tra le 11 e le 16, ha aiutato a contrastare le temperature elevate. Notevoli anche le escursioni termiche: da picchi di 40 gradi durante il giorno a 25 gradi la sera”.
“In generale è stata una buona vendemmia – afferma Riccardo Curatolo, uno dei titolari dell’azienda, nonché responsabile della produzione. Siamo riusciti ad evitare le piogge autunnali appena in tempo e siamo contenti della qualità delle uve dei diversi vigneti. Anche se complessivamente la quantità è stata leggermente inferiore rispetto agli anni passati, le condizioni pedoclimatiche ci garantiscono una buona qualità per i nostri futuri vini”.
L’azienda Curatolo Arini a Marsala: storia di una grande cantina
La Curatolo Arini è oggi l’azienda produttrice di Marsala più antica gestita ancora dai discendenti del fondatore in quel comprensorio. La storia della famiglia è da circa un secolo e mezzo un intreccio di armonie, costellate da coraggio e lungimiranza, in piena sintonia con la concezione del fondatore Vito. Sul finire del XIX secolo la Curatolo Arini comincia sempre più ad acquistare caratura internazionale, rivolgendo i propri interessi verso l’Europa e verso le Americhe, in particolar modo verso Argentina e Panama. Ancora oggi l’azienda ha un prezioso filo rosso con l’estero. I vini Curatolo Arini, infatti, raggiungono i quattro angoli del mondo e sono conosciuti grazie ad un export che tocca il 90% di una produzione interna di circa 2 milioni di bottiglie, di cui il 50% rappresenta vino Marsala. In particolare i paesi tradizionali, USA ed Europa, e orientali, come Cina, mercato importante ed in ascesa, e Giappone, la cui cucina si accompagna molto volentieri a calici del vino fortificato siciliano.
I vini di Curatolo Arini, le etichette di Ernesto Basile
Sempre sul finire dell’800 Vito Curatolo commissiona il primo disegno delle etichette delle sue bottiglie allo studio del più grande esponente dello stile Liberty siciliano o Art Nouveau: l’architetto Ernesto Basile. Etichette, tutt’oggi in uso, che sono presenti con le stesse raffigurazioni di oltre 120 anni fa e che rappresentano per la famiglia orgoglio e fierezza, dal momento che sono dappertutto apprezzate grazie alla loro classe, eleganza e ricercatezza di stile.
Nel 1896, alla morte di Vito Curatolo, la guida aziendale passa ai figli Francesco, Vito, Leonardo e Giuseppe che portano a compimento l’ingrandimento di quella che oggi è una grande realtà imprenditoriale. All’inizio degli anni ’70 Curatolo Arini trova una grande intesa col gruppo canadese Seagram, col quale attua una joint-venture per la produzione di vini da tavola sotto la direzione enologica del Davis Wine Institute della California. Nasce, così, il vino Tonino, interamente dedicato al mercato estero. Qualche anno più tardi, alle soglie dei ’90, la rilevante collaborazione con Alberto Antonini, enologo di fama internazionale, sotto la cui egida nasce la linea dei “Monovarietali”, emblematica per la caratterizzazione e l’espressività territoriale dei vitigni autoctoni siciliani come Grillo, Inzolia, Catarratto, Zibibbo, Nero d’Avola e Syrah, quest’ultimo oggi tra i vitigni internazionali più siciliani.
Ad affiancare Antonini poco più avanti sarà l’enologo “casalingo” Antonino Reina, a cui si deve la tecnica della iper-riduzione, ossia di lavoro in totale assenza di ossigeno, già sin dalla raccolta delle uve. Oggi sono Roberto, nipote di Vito, e Sergio, suo pronipote, a portare avanti il sogno del capostipite aziendale. Negli ultimi tempi è subentrata la collaborazione dei rispettivi figli, Riccardo ed Alexandra.
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