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Le produzioni cerealicole dei piccoli agricoltori del Mediterraneo e le minacce globali
16 Apr 2021 08:02

In Italia e nel Mediterraneo assume sempre più importanza il ruolo del grano, dei cereali e dei prodotti derivati. Nel nostro Paese, le regioni che nel 2020 detengono le quote più elevate di superfici cerealicole sul totale nazionale sono la Puglia e il Piemonte, rispettivamente 13,8% e 11,4% del totale nazionale. In particolare, in Puglia oltre l’83% della superficie cerealicola è investita a frumento duro (344.300 ettari, il 28% del totale nazionale), nel Piemonte il 40,1% delle superfici cerealicole è investito a mais (137.422 ettari, che rappresentano il 22,8% del totale nazionale). Tra il 2010 e il 2020, sul complesso delle superfici coltivate a cereali cresce l’importanza relativa del frumento duro (dal 36,9% al 40,3%) e del frumento tenero (dal 15,8% al 16,7%), scende quella del mais (dal 26,7% al 20,1%). La sostanziale novità è che assistiamo a forme di agricoltura estensiva nel nostro Paese, in contrasto con la tendenza a un uso più parcellizzato e specialistico del terreno a fini agricoli prevalente negli altri Stati membri.

Inoltre, il processo di graduale concentrazione del terreno agricolo a favore di un numero sempre più ridotto di aziende agricole mediamente più grandi segue in Europa ritmi più veloci di quelli italiani. Nel bacino del Mediterraneo, la produzione delle varietà tradizioni di cereali avviene in specifiche aree che caratterizzano la vita di un contesto sociale, di un territorio e con un approccio culturale molto specifico. Questi legami, che uniscono cultura, paesaggio e qualità del cibo, rappresentano una caratteristica intangibile dei cereali locali a cui si aggiunge il valore simbolico e materiale del prodotto finale derivato. Nel Mediterraneo, non tutti i produttori di grano riescono a valorizzare pienamente la portata sociale ed economica dei prodotti che lavorano, pertanto, con la conoscenza dei prodotti al di fuori dei territori di appartenenza, si potrebbero innescare per le famiglie degli agricoltori nuove opportunità di aumento del reddito e migliori condizioni di vita. Il progetto Go.S.Fa.Med (Governance of small mediterranean farms with a cereal vocation), sottoposto a Fondazione PRIMA, ha riunito in un gruppo di azione ricercatori, imprenditori agricoli e partner tecnologici per sviluppare un processo di innovazione per le prestazioni ambientali e socioeconomiche dei piccoli sistemi agricoli e degli agricoltori locali che coltivano i cereali nelle aree del bacino del mediterraneo (Grecia, Italia, Tunisia e Turchia) che grazie all’introduzione di nuovi modelli di business sostenibili, aperti a prospettive di multifunzionalità e a processi collaborativi, basati sull’utilizzo di tecnologie eco-compatibili innovative, possono innescare un cambiamento delle priorità economiche locali.

Il progetto Go.S.Fa.Med, coordinato dall’Università Federico II di Napoli e da Gi.&Me. Association, presieduta da Franz Martinelli, mira a riunire i diversi attori della filiera cerealicola per realizzare unità di base per la lavorazione e la produzione di prodotti cerealicoli locali (semola, pasta, cuscus, zuppa, farina, prodotti da forno), implementando la consapevolezza di dover intraprendere un approccio che segua l’ economia circolare, capace di convertire anche i rifiuti della produzione dei cereali in nuovi prodotti quali biomasse e prodotti per l’agricoltura, sviluppando una maggiore consapevolezza e una maggiore responsabilizzazione degli agricoltori come custodi della cultura e del paesaggio locale e aumentando il coinvolgimento delle donne come risorsa strategica per le capacità imprenditoriali dei territori.

Le attività di innovazione saranno supportate da un pacchetto di azioni e proposte ideate per fornire un sostegno “orizzontale” all’attività delle piccole aziende agricole di Grecia, Italia, Tunisia e Turchia, valorizzando l’opera di sensibilizzazione dei coltivatori sulla qualità dei prodotti, la tutela e tracciabilità dei cereali di produzione locale, l’attuazione e la programmazione di pratiche agricole sostenibili, l’analisi dei dati e lo sviluppo di competenze green lungo tutta la filiera del food delle comunità di appartenenza.


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