Le patate di montagna dei Nebrodi sono un nuovo Presidio Slow Food. Lo ha annunciato la stessa associazione, spiegando che con questo riconoscimento sale a sei il computo complessivo dei Presìdi che arrivano da quest’angolo della Sicilia, dopo la pasta reale di Tortorici, i fagioli di Carrazzo, la provola, l’oliva minuta e il suino nero.
Sono tre le patate dei Nebrodi tutelate dal nuovo Presidio: una è a pasta gialla con buccia rosa, un’altra è a pasta gialla con buccia gialla, la terza è il cosiddetto “biancone”, con pasta e buccia completamente bianche. Si tratta di tre ecotipi locali, frutto di una costante selezione dei contadini, che fin dall’Ottocento li hanno conservati e trasmessi di generazione in generazione.
“I Nebrodi sono un luogo di grande biodiversità: di recente abbiamo trovato un documento dei primi anni del Novecento in cui si legge che già allora a Ucria (uno dei tre comuni coinvolti dal Presidio, insieme a Floresta e Raccuja, tutti nella Città metropolitana di Messina) si coltivavano grano, legumi, patate e nocciole” commenta Stefano Lembo, referente dei 12 produttori che aderiscono al Presidio, spiegando che queste patate “fino a una trentina di anni fa erano molto diffuse, mentre negli ultimi decenni sono state conservate soprattutto negli orti famigliari e nelle piccole aziende agricole”.
Le patate dei Nebrodi si seminano a maggio e hanno un ciclo vegetativo di un centinaio di giorni: vengono quindi raccolte a fine estate, quando lasciano posto nel terreno ad altre colture: «La rotazione è uno degli aspetti più affascinanti, da sempre, qua, funziona così: il primo anno si seminano grano e legumi, l’anno successivo mais e patate” prosegue Lembo, sottolineando che le patate sui Nebrodi, hanno una particolarità: “Il momento della raccolta, che va da fine agosto a fine settembre è un periodo in cui, altrove, le patate fresche non esistono”.
“Questi ecotipi crescono tra i 700 e i 1.300 metri di altitudine, terre non facili, dalle quali molti giovani preferiscono partire per trovare lavoro nelle zone di marina” evidenzia Giuseppe Mormino, referente Slow Food del Presidio e membro della Comunità Slow Food Terra Madre, aggiungendo che “in questo modo, però, rischiano di scomparire non soltanto le patate, ma un’intera cultura che da sempre si basa su agricoltura e allevamento. Se valorizzate, le patate possono essere uno strumento per frenare l’abbandono della montagna”.
La patata con la buccia rosa, dalle dimensioni più piccole e buona consistenza, si presta a essere fritta, cotta al forno e in padella. La patata con la buccia gialla, più morbida e dal sapore più delicato, è ideale per arricchire minestroni, zuppe e frittate. Il “biancone”, la varietà più rara, ha dimensioni più grandi e una consistenza poco compatta: si conserva meno delle altre e, in cucina, si usa perlopiù per minestroni e zuppe.
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