Il tema dello spreco alimentare è diventato di primaria importanza negli ultimi tempi. Sembra inoltre che a gravare su questo problema sia stata proprio la pandemia di Coronavirus che da un paio di anni ha colpito il mondo intero. Secondo una ricerca, infatti, un quarto dei produttori agroalimentare italiani ha sprecato più cibo proprio nel 2020, anno del Covid.
La pandemia spinge lo spreco alimentare, impennata nell’anno del Covid
Troppo cibo viene buttato nel mondo. Le attività di produzione risentono poi delle mancate vendite. Una reazione a catena che interessa non solo dal punto di vista economico ma anche di quello ambientale, etico ed ecologico. Anche se negli ultimi tempi si è acceso un faro sul tema dello spreco alimentare, questo problema è ancora molto diffuso.
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Lo conferma la ricerca “Spreco alimentare: l’esperienza dei produttori del Made in Italy durante la pandemia”. Lo studio a cura dell’Osservatorio Metronomo è stato commissionato da Metro Italia alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Dai dati emerge che nel 2020, anno della pandemia, lo spreco è aumentato. Un quarto dei produttori agroalimentari italiani, infatti, ha sprecato più cibo nel 2020.
Le chiusure del settore Horeca, le quarantene, le restrizioni sono tutti elementi che hanno avuto un ruolo determinante nell’aumento degli sprechi. In qualche modo si è cercato di far fronte alla situazione. Secondo la ricerca, infatti, nel 42% dei casi sono stati ottimizzati i packaging e nel 28% dei casi ridotte le quantità di prodotto. Ma questo non ha frenato la tendenza negativa, anche se il problema è sentito e si cerca di affrontarlo.
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“La riduzione degli sprechi alimentari è uno degli 8 ambiziosi obiettivi della strategia ‘Farm to Fork’ approvata in queste settimane dall’Unione Europea”, commenta l’onorevole Maria Chiara Gadda e quindi “con orgoglio posso affermare che in Italia siamo partiti ben prima e la legge 166, donazione e distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici di cui è stata prima firmataria, ne è una testimonianza diretta”.
In prima linea ci sono i prodotti freschi, come frutta e verdura, che hanno visto un incremento del 42%. Seguono a ruota carne e pesce con un 35,14% di prodotto sprecato in più rispetto all’anno scorso. Quasi “parimerito” sull’ultimo gradino di questo podio in negativo ci sono i prodotti freschi caseari con un +31,11% e panificazione e pasticceria con il loro +31,03%.
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