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Il Parmigiano Reggiano resiste al Covid, nei mesi di lockdown l’export cresce dell’11,9%
24 Ago 2020 16:10

Il Parmigiano Reggiano resiste al Covid. Nonostante i mesi di lockdown, chiude il primo semestre 2020 con una crescita dell’export dell’11,9%, con più di 27 mila tonnellate. Bene anche il commercio in Italia. Secondo un’analisi del Consorzio e del Centro Ricerche Produzioni Animali (Crpa), l’aumento delle vendite nazionali è stato del 6,1% (34.200 tonnellate contro le 32 mila del semestre precedente).

Parmigiano Reggiano, cresce l’export nei mesi del Covid

La diffusione del coronavirus in tutto il mondo ha segnato anche il mercato del Parmigiano Reggiano, sia interno che esterno. Per quanto riguarda l’esportazione, il primo Paese  è stato la Germania (19,6%), seguito da Francia (19,5%), Usa (18,2%), Regno Unito (13,5%) e Canada (5%).

L’Europa cresce del 12,5% con incrementi notevoli per Paesi Bassi (+31,6%), Belgio (+31,3%), Germania (+16%), Regno Unito (+15,1%) e Francia (+7,2%). Bene anche l’extra-Ue con +11,9%, con Canada (+153,9%), Area del Golfo (+50,5%), Cina (+37,2%), Norvegia (+35,8%).

Scende invece la richiesta di Grecia (-14,6%), Austria (-13,3%), Australia (-25,8%), Giappone (-3,2%) e Usa (-1,6%), flessioni legate principalmente alle incertezze sui mercati dovute al virus.

Eccesso di offerta e calo dei prezzi, gli effetti sul mercato

“Il Parmigiano Reggiano sta comunque soffrendo di un eccesso di offerta che ha causato un calo dei prezzi e una conseguente riduzione della remuneratività per le nostre aziende”, commenta il presidente del Consorzio, Nicola Bertinelli, nel ricordare che per riequilibrare il mercato il Consorzio acquisterà dai suoi 335 caseifici fino a 320 mila forme da conservate nei magazzino per immetterle progressivamente sul mercato quando sarà possibile ottenere una remunerazione adeguata al prodotto.

Cambia anche il formato preferito all’estero. I consumatori richiedono sempre di più il prodotto porzionato e grattugiato. La crescita è rispettivamente del 14,7% e del 14,2%. Cala invece del 5,9% la richiesta di forme intere.


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