Il grecanico non va di moda, forse non è mai stato di moda. Un po’ come la verità e Sonny Clark. Eppure c’è un ragazzo col cognome strano che ha scelto di farci il suo vino d’esordio. Sarebbe stato più semplice farlo con altre uve, altri modi, altro stile, ma forse (anzi, di sicuro) sarebbe stato meno bello.
Visiva dorata, quasi regale questo Grecanico di Oscar Bissinger. Un naso che vira su note boschive teen, erbacee, sussulti di mareggiata. In bocca? Beh, siamo in paradiso. Io questi bianchi li chiamo vini demografici, perché faranno nascere tanti bambini. Sono vini contro l’estinzione, ti creano al palato un desiderio. Lunghissimo, sapido, fresco, un vino per tornare a sognare, desiderare, vivere. Un bianco di ripartenza e per ripartire con dentro tutto l’ottimismo del futuro che verrà.
Lirico ma senza essere mai narcisista, di corpo ma senza rinunciare mai ad agilità, freschezza ed ottimismo. Un bianco che mancava, che non si può paragonare a nulla. È il vino da post-pandemia che tutti dovrebbero bere togliendosi le mascherine, ricominciando di nuovo a baciarsi. Lo abbino con un pezzo che si chiama “Move“: lirico ottimista con un velo di malinconia nel finale. Come la vita, come Aaron Parks.
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