A mantenere alto lo spirito di socializzazione, durante la quarantena, hanno contribuito i brindisi con gli amici. Il tradizionale momento dell’aperitivo spesso era sostituito da una video-chiamata. Quello che raramente mancava era un buon bicchiere di Prosecco. Al termine del lockdown, protagoniste delle uscite estive sono state le etichette del territorio. Semplici ed economiche, anche al di sotto dei dieci euro.
Nel primo semestre dell’anno, invece, l’emergenza sanitaria ha fatto scendere i consumi di vini rossi importanti e bollicine prestigiose come lo Champagne.
I vini italiani, con il Prosecco in testa, si mantengono ai piani alti nella classifica delle preferenze. Trend in salita anche per i vini bianchi freschi d’annata. Le Gdo vedono salire le vendite e l’e-commerce raddoppia i volumi di affari. Va ancora meglio per i vini di costo medio.
È Giacomo Comolli, da circa trent’anni analista economico dell’Osservatorio Ovse-Ceves a fornire il quadro dei consumi enoici nel primo semestre 2020.
“I numeri del consumo dei vini spumanti in Italia – spiega – e i canali di consumo durante il periodo Covid e primo semestre 2020 analizzati da Ovse indicano che restare a casa, con più tempo libero, più voglia di cucinare, più tempo sui social e web ha incentivato i calici di bollicine. Il consumo domestico ha sostituito, in gran parte, quello degli aperitivi e delle cene fuori casa”.
I più giovani non hanno rinunciato all’aperitivo, anche in casa, e questo ha aumentato il consumo di spritz tra le mura domestiche. “Il Valdobbiadene Prosecco – continua Comolli – e i vini bianchi fermi freschi d’annata hanno fatto la parte del leone, come le bollicine territoriali e con uve autoctone, ci sono stati più atti d’acquisto in Gdo, più che raddoppiati in 100 giorni gli ordini online, ma scelta prioritaria sotto i 7-10 euro a bottiglia. I cali più sensibili per vino biologico, i grandi vini rossi, Champagne”.
Il mercato interno, quindi, ha dimostrato un certo fermento. In questi mesi è stato vivo seppur segnato da un badget più ridotto per i vini. A fare da contraltare, l’esportazione che ha molto risentito degli effetti del coronavirus.
“Certamente il dato negativo dettato dalla chiusura totale Covid più importante e significativo (sia in volumi che in valore) viene – conclude Comolli – dal blocco delle spedizioni e dei trasporti (anche via aereo) verso l’estero”.
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